Netflix porta sul piccolo schermo la trasposizione dei bestseller di “Una serie di sfortunati eventi”, saga di tredici libri scritti da Lemony Snicket. Le avventure dei tre orfani Baudelaire tornano sui nostri schermi dopo l’iconico lungometraggio del 2004 “Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi”, con protagonisti come Jim Carrey, Jude Law e Meryl Streep.
Le disavventure dei tre orfani Baudelaire (Violet, Klaur e Sunny), costretti a convivere e successivamente a scappare dalla morsa del malvagio zio, il Conte Olaf, che cercherà in tutti i modi di eliminarli per mettere finalmente le sue mani sull’eredità lasciata dai genitori ai poveri ragazzi.
Il compito di Netflix era arduo, nonostante le lamentele e le aspre critiche ricevute per la sua distanza dai testi originali, “Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi” con protagonista Jim Carrey, è diventato comunque negli anni un punto di riferimento per le giovani generazioni. Riprendere e rinnovare l’immaginario che il regista e la crew d’eccezione (Lubezki alla fotografia e Newman alla colonna sonora, solo per nominarne un paio) avevano creato con il film del 2004, non era un’impresa da poco. Per questo motivo, i produttori hanno intelligentemente pensato di unire l’immaginario realizzato con la pellicola, limitando sufficientemente la licenza poetica, con l’atmosfera e le descrizioni fornite dai libri, mantenendo così una coerenza con il testo originale.
Punto di forza del progetto di Netflix è sicuramente la scrittura degli episodi, una solida base su cui costruire una messa in scena fantasiosa e particolare, in cui dialoghi e la voce fuori campo di Lemony Snicket, riescono perfettamente a trasporre il tono sarcastico e amaro dell’autore. Rispetto ai libri infatti, non viene aggiunto nulla ma è innegabile che alla lunga, si senta in parte la mancanza delle mitiche battute di Jim Carrey. Il suo Conte Olaf resta ancora oggi il migliore nonostante gli sforzi di Neil Patrick Harris, che interpreta il suo personaggio brillantemente, senza mai però distanziarsi dai suoi ruoli precedenti. Più del terrificante e raccapricciante personaggio dei libri infatti, il suo Conte Olaf sembra quasi uno scherzo di Barney Stinson (il personaggio di Harris in “How I met you mother“), manca di profondità ma soprattutto di quella malvagità perversa che emerge dalle pagine dei libri, già stata trascurata nella precedente trasposizione cinematografica. Insieme alla crudeltà espressa nei testi, si sente molto l’assenza della meravigliosa colonna sonora composta da Thomas Newman, un elemento che dava una forza indispensabile e che purtroppo in “Una serie di sfortunati eventi” manca completamente.
I tre giovani protagonisti, Sunny, Klaus e Violet funzionano bene insieme, anche se soprattutto Malina Weissman (Violet) sembra totalmente priva di carisma e lascia che Louis Hynes (Klaus), più brillante e accattivante, le rubi la scena nella maggior parte dei casi. Il lavoro fatto con il personaggio di Sunny, è invece degno di nota: la neonata è perfetta e adorabile in ogni scena, le sue espressioni sono irresistibili e, sebbene nei primi episodi arranchi un po’, dalla terza puntata diventa un elemento indispensabile di “Una serie di sfortunati eventi”.
Nonostante le buone premesse e il grande fermento che si era creato intorno alla serie, questi primi otto episodi di “Una Serie di sfortunati eventi”, sono troppo deboli per soddisfare le aspettative. I libri non sono colmi di trame, anzi, si basano sulla ripetizione e soprattutto sulla suspense, sulla certezza di un imminente sfortunato evento, cosa che nella serie si perde per via della sua lunghezza. Considerato infine che i primi sei episodi sono stati già trattati nella trasposizione cinematografica, la durata di ottanta minuti per ogni libro risulta eccessiva (i libri sono divisi in due episodi della serie), ma paradossalmente anche troppo pochi e privi di sostanza quando c’è qualcosa da raccontare.
“Una serie di sfortunati eventi” è un prodotto da vedere non per l’effettivo valore di queste prime otto puntate, quanto per la fiducia nei prossimi episodi, che saranno finalmente liberi dai confronti con il film.
Commento Finale - 70%
70%
Con una precedente trasposizione cinematografica come punto di riferimento e dodici libri di culto da adattare in una serie televisiva, la pressione e l’attesa nei confronti del nuovo prodotto Netflix era molto forte. Aspettative che purtroppo non sono state soddisfatte del tutto. La ricerca della messa in scena e la sceneggiatura sono gli elementi che più colpiscono, brillanti e assolutamente coerenti ai testi di riferimento. Gli interpreti un po' più deboli, così come il ritmo degli episodi, decisamente troppo lunghi. Resta tuttavia una buona base di partenza per la prossima stagione, basata su i libri non precedentemente visti al cinema.