Riparare i Viventi, l’omonimo romanzo di Maylis de Kerangal è ora un film per la regia di Katell Quillevere, al cinema dal 26 gennaio 2017 con Academy Two
Un cielo plumbeo gravido di pioggia. Acque scure e minacciose che sovrastano ed inquietano. La felicità sospesa, spezzata, per un momento lungo un’infinità. Proprio come ne La Tempesta di Shakespeare, anche in Riparare i Viventi della regista Katell Quillévéré tutto inizia con un’inquietante presenza naturale in avvicinamento, pronta a minacciare le fragili certezze dei vivi e delle loro vite, infondendo un malinconico senso di tragedia. La regista francese cerca, attraverso il suo film, di sondare le infinite sfumature contenute nel misterioso titolo omonimo del best – seller firmato da Maylis de Kerangal dal quale è tratto, un vero e proprio caso in Francia che ha calamitato l’attenzione su un tema delicato e complesso come quello della donazione degli organi: Che significa Riparare i Viventi? Cosa vuole comunicare davvero? Si riferisce ai vivi, a tutti coloro che sopravvivono ad una perdita e si ritrovano ad affrontare il lutto e la vita, cercando di difendersi e preservarsi come possono; oppure si riferisce alle persone che vengono baciate dal dono di una seconda opportunità, perché il Destino li ha scelti per una nuova occasione?
La storia inizia seguendo, in modo discreto, tre adolescenti di Le Havre che scappano, a bordo di un furgoncino, per passare una giornata tra le onde, facendo surf. Al ritorno, hanno un terribile incidente stradale: uno di loro, Simon, viene dichiarato cerebralmente morto; nonostante il dolore inconsolabile dei genitori, i dottori dell’equipe dell’ospedale cercano di convincerli dell’importanza di donare gli organi, un’azione che potrebbe salvare la vita di qualcun altro. Contemporaneamente, a Parigi, una donna – Claire – aspetta proprio quel cuore che potrebbe salvarle la vita, definitivamente.
Tante storie e numerosi volti si incrociano in questo babelico affresco di un’umanità dolente, un’umanità in attesa, immortalata nel limbo doloroso tra Vita e Morte: una perdita può segnare l’inizio di una seconda opportunità per un altro sconosciuto, applicando al “fattore umano” la Teoria del Caos, dove una farfalla sbatte le ali per scatenare un uragano dall’altro capo del mondo. La regia maestosa della Quillévéré immortala i silenzi cupi degli spazi ciechi, tra corridoi d’ospedale, corsie illuminate dalle fredde luci a neon e cieli plumbei che gravano sulla testa degli esseri umani colpiti dalle avversità e dal Destino, che non riescono a contrastare; e proprio la loro natura così smarrita, infinitesimale rispetto alla grandiosità del disegno cosmico dell’Universo emerge con vibrante forza dalle inquadrature acquatiche, attraverso ardite riprese subacquee che trascinano perfino lo spettatore nel cuore stesso delle forze selvagge che dominano gli eventi.
Ma nonostante la bellezza, la maestosità e l’inquietudine di un paesaggio che riflette la drammaticità degli eventi narrati, Riparare i Viventi non riesce a giocare, fino in fondo, le proprie carte sfruttando appieno le potenzialità dell’intreccio babelico: non bastano nemmeno le impeccabili interpretazioni –calibrate e dolenti – a riprendere il ritmo altalenante di questa storia, che si increspa fino a spiaggiarsi inesorabilmente nell’ideale seconda parte che dovrebbe seguire la vicenda di Claire e del suo “nuovo” cuore. La Quillévéré adatta, con delicatezza, un romanzo su un tema spinoso, ma la trasposizione dalla pagina al grande schermo risente della matrice narrativa che permette di dare più spazio alla moltitudine di storie – e voci – che nel film non trovano, altrimenti, uno spazio ben definitivo nell’economia del racconto per immagini.
Riparare i Viventi
Commento Finale - 60%
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Riparare i Viventi
Riparare i Viventi di Katell Quillévéré mostra tante storie e numerosi volti che si incrociano in questo babelico affresco di un’umanità dolente, un’umanità in attesa, immortalata nel limbo doloroso tra Vita e Morte; ma nonostante la bellezza, la maestosità e l’inquietudine di un paesaggio che riflette la drammaticità degli eventi narrati, Riparare i Viventi non riesce a giocare, fino in fondo, le proprie carte sfruttando appieno le potenzialità dell’intreccio: non bastano nemmeno le impeccabili interpretazioni –calibrate e dolenti – a riprendere il ritmo altalenante di questa storia, che si increspa fino a spiaggiarsi inesorabilmente.