Una Questione Privata: il nuovo film di Paolo e Vittorio Taviani approda nelle sale dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2017. Tratto dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, vede protagonisti Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè pronti ad immergersi in una storia d’amore, guerra, rabbia e vendetta sullo sfondo degli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Italia, Seconda Guerra Mondiale. Milton (Luca Marinelli) è un giovane partigiano, costretto a lasciare i propri amatissimi studi andare a combattere tra i partigiani. Ma quando la sua strada si incrocia con la vecchia villa abbandonata di Fulvia (Bellè), suo grande amore perduto, solo le parole sibilline della domestica lo spingeranno a cercare la verità ad ogni costo, fino a sfidare l’impossibile o addirittura la morte, per scoprire se veramente la ragazza ha avuto una storia con il suo migliore amico, Giorgio (Lorenzo Richelmy).
Cosa funziona in Una Questione Privata
In Una Questione Privata i fratelli Taviani scelgono di concentrarsi sui sentimenti, sui labirinti tortuosi della mente e del cuore, lasciando la guerra e la storia solo sullo sfondo, come un arazzo da parete. Lo spettatore scivola insieme a Milton (nome omen) nel contorto mondo interiore che lo anima, sospeso tra un presente avvolto nella nebbia, un passato ingombrante e un futuro dai contorni labili, mentre il peso gravoso di un ricordo si trasforma in un ragionevole dubbio che inizia ad insediarsi minandone la stabilità psico-fisica. A prestare volto, sguardi e tormenti al protagonista è Luca Marinelli pronto a lavorare per sottrazione, scivolando in un ruolo drammatico che porta su di sé il peso di un ingente bagaglio teatrale.
Perché non guardare Una Questione Privata
Nonostante le ottime premesse di partenza derivate dalla lucida analisi del romanzo di Fenoglio, Una Questione Privata si presenta, purtroppo, ingabbiato in una forma non consona che non rende giustizia all’opera letteraria né all’incessante scorrere dei tempi. I fratelli Taviani prediligono uno stile teatrale, che concede decisamente poco spazio a virtuosismi registici, regalando la visione di un lungo Kammerspiel: le tappe sono quelle che affronta Milton e che attraversano lo spazio e il tempo, alternando – con un montaggio avverso al post-modernismo – i fatti del presente ai ricordi dell’estate del ’43, del triangolo allegro e leggero che aveva coinvolto tre giovani così distanti e distinti l’uno dall’altro. La recitazione degli attori è un altro campanello d’allarme sintomatico della teatralità della messinscena scelta dai Taviani, elemento evidenziato da una sceneggiatura a tratti figlia di un incontro tra il teatro dell’assurdo e l’affresco dall’ampio respiro storico.
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