Parliamo delle mie donne: Il pluripremiato regista premio Oscar Claude Lelouch torna sul grande schermo con una tragedia greca alla francese, una pellicola su un universo familiare sui generis di cui firma anche la sceneggiatura.
Jacques Kaminsky, interpretato dalla star della musica francese Johnny Hallyday, è un fotografo di fama mondiale. Jacques nei suo pellegrinaggi ha fotografato i conflitti bellici di tutto il mondo e ha lasciato dietro di sé una lunga scia di cuori infranti e uno stuolo di figlie che ha pensato bene di denominare come le stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno. Sentendo approssimarsi la fase conclusiva della sua vita compra una splendida baita ai piedi del Monte Bianco e nonostante sia vicino ad una nuova compagna con cui è profondamente legato, sente la necessità impellente di riavvicinarsi alle sue quattro figlie che vorrebbe accanto a sé dopo una vita di lontananza. Dopo vita in cui il lavoro ha avuto la precedenza su qualsiasi cosa, un’esistenza caratterizzata di vigliaccheria e gesti egoistici, ora è arrivato il momento di fare in qualche modo ammenda. Le figlie acconsentono a raggiungerlo solo a seguito di un sotterfugio, l’ambiente fatato ma claustrofobico di Praz-su-Arly non potrà non far emergere i complicati sentimenti che legano questo sfuggente e seducente padre alle quattro figlie, così legate ma così profondamente diverse.
Il maestro Claude Lelouch nonostante abbia incluso diversi elementi autobiografici nella scrittura di Parliamo delle mie donne, vista la sua complicata vita famigliare (7 figli), spreca in parte le possibilità di un cast interessante, oltre a Hallyday ricordiamo Sandrine Bonnaire e la musa di Krzysztof Kieślowski Iréne Jacobe, con una sceneggiatura non particolarmente originale ma soprattutto poco sentita nonostante notoriamente l’ambiente familiare sia fra i più ricchi di spunti per gli autori di tutti i tempi.
Location incantata per questo dramma familiare che probabilmente pecca nel mettere in campo troppi personaggi, troppe ex, troppi figlie, troppa carne al fuoco senza riuscire ad approfondire nulla. La dinamica familiare risulta quindi sfocata, leggermente posticcia, sopra le righe, un po’ come la capigliatura di Johnny Hallyday che anch’esso fatica a rappresentare il tormentato fotografo che risulta privo di carisma.
Caro Claude, uno splendido panorama non può bastare.
Commento Finale - 53%
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Il regista premio Oscar Claude Lelouch prova la strada della tragedia greca con un dramma familiare dai forti risvolti autobiografici ambientato una un piccolo pezzo di paradiso ai piedi del Monte Bianco. Un cast stellato, Johnny Hallyday Sandrine Bonnaire e Iréne Jacobe, per una prova d’autore riuscita solo parzialmente.