Ebbene, siamo a fine Novembre e la stagione cinematografica sta offrendo in questi giorni i suoi piatti forti. Infatti, mai come in questo periodo, le case produttrici sono indaffaratissime a far pubblicità alle loro pellicole di maggiore qualità, in quella che è una vera e propria rincorsa ai premi più ambiti. Fioccano dunque i primi importanti riconoscimenti, che anticipano appunto quella che viene definita l’Oscar race, in una concorrenza agguerrita in cui ci “scanna” pur di arrivare alla Notte stellare con le credenziali più importanti per aggiudicarsi la statuetta. Alcuni film mancano ancora all’appello ma praticamente tutte le pellicole di maggior richiamo sono state presentate ai critici. E, come in ogni gioco che si rispetti, perché ricordiamolo gli Oscar, sì, danno estremo valore alla qualità, ma sono anche una sorta di divertimento alchemico, potremmo dire, in cui entrano in gioco molti fattori, e in cui perfino il caso e la fortuna, due elementi che dovrebbero invece essere trascurati, in un gioco “serio” che si rispetti, concorrono a determinare i vincitori e i possibili nominati.
Oggi, ci soffermiamo su quella che è forse la categoria di maggior appeal presso il grande pubblico, quella dei probabili candidati all’Oscar come Miglior Attore Protagonista. Sì, vero, mancano ancora tre mesi alla Notte degli Oscar ma, come detto, già da ora si possono delineare, con abbastanza chiarezza e precisione, quelli che sono i nomi su cui gli scommettitori e gli esperti delle previsioni hanno già puntato gli occhi.
Un panorama alquanto eterogeneo, in cui sembrano farla da padroni assoluti il Gary Oldman de L’ora più buia e il solito, immancabile Daniel Day-Lewis del Phantom Thread di Paul Thomas Anderson. Due nomi che sono dati per assoluti favoriti e sui quali nessuno ha dubbi in merito. Sicuramente entreranno nella cinquina. Molti, peraltro, danno già come vincitore imbattibile della statuetta proprio Gary Oldman. Un’interpretazione la sua fenomenale, anche se c’è da dire che è molto avvantaggiata dal perfetto make–up che lo ingrassa e imbruttisce, e lo deforma fascinosamente nei panni di Winston Churchill. I maligni, infatti, sostengono che il film di Wright è molto interessante e che Oldman è indubbiamente bravo, ma molto della riuscita della sua performance lo si deve al trucco strepitoso. Solo ad un passo da lui appunto Day-Lewis. Con Paul Thomas Anderson aveva già vinto il suo secondo Oscar con Il petroliere, fra le altre cose, a la sua prova anche in questo caso appare decisamente notevole. Ciò che pare svantaggiare Day-Lewis è invece paradossalmente il fatto che è l’unico attore sino a questo momento nella storia del Cinema ad essersi aggiudicato per ben tre volte l’Oscar come Miglior Attore Protagonista e, si sa, i membri dell’Academy si divertono a svariare e ad accontentare tutti. Quindi, giocoforza, potrebbe perdere a favore di Oldman, che invece non ha mai vinto e che meriterebbe finalmente questo premio.
Subito dopo, staccati di poco, altri vari nomi di Hollywood. Un nome molto probabile e le cui quotazioni stanno salendo vertiginosamente in queste ore è il giovane Timothée Chalamet dello splendido film del nostro, eh sì, Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome.
Ma gli allibratori fanno, com’è giusto che sia, anche i nomi del bravissimo Jake Gyllenhaal di Stronger e di Tom Hanks per The Post di Steven Spielberg. Poi, come sempre capita, ci sono gli outsider, cioè quegli attori che, al rush finale, potrebbero entrare in corsa. E su questi svetta il magistrale James Franco della pellicola rivelazione dell’anno, The Disaster Artist, film inoltre da lui stesso diretto, di cui si continua a dire un gran bene e che sarebbe un vero peccato venisse snobbato.
Infine, ci sono quei nomi che sino a poco tempo fa venivano dati quasi per certi ma che stanno perdendo quota sempre di più. Come ad esempio il Denzel Washington di Roman J. Israel, Esq. e Andrew Garfield di Ogni tuo respiro. Due prove molto intense e magnetiche ma i rispettivi film non hanno convinto la Critica statunitense e inevitabilmente anche le loro quotazioni, col passare del tempo, sono andate in ribasso. Sì, parliamo di attori e non del film, e dunque l’Oscar assegnato nella categoria dovrebbe prescindere dal film stesso. Ma, ripetiamolo, non funziona così. Tutto deve collimare alla perfezione, o quasi.