Traendo ispirazione dal proprio omonimo programma radiofonico, condotto su Radio 2 insieme a Massimo Cervelli, Giovanni Veronesi in Non è un paese per giovani firma un road movie generazionale che tratta un tema importante e d’attualità: la fuga dei giovani dall’Italia.
Dal viaggio della maturità di Che ne sarà di noi, col suo carico di spensieratezza irrisolta e contagiosa euforia, Giovanni Veronesi in Non è un paese per giovani passa al futuro negato dell’odierna generazione di giovani italiani, costretti a emigrare all’estero per inseguire la chimera di un futuro impossibile, lottando con le unghie e con i denti nonostante tutto. Sandro (Filippo Scicchitano) ha poco più di vent’anni, è gentile, a volte insicuro e il suo sogno segreto è diventare uno scrittore; Luciano (Giovanni Anzaldo) invece è coraggioso e brillante, ma con un misterioso lato oscuro. Si scelgono istintivamente e decidono, presi da un’euforica incoscienza, di cercare un futuro per loro a Cuba, dove conoscono Nora (Sara Serraiocco), una strana ma travolgente ragazza sopravvissuta a un aneurisma.
Partendo dal pretesto necessario del lavoro per dar vita all’azione, Non è un paese per giovani si dimentica ben presto del’idea di fondo che lo aveva ispirato a favore del viaggio on the road e dell’esperienza esistenziale che i tre personaggi si ritrovano a vivere, lasciando l’amarezza e il disincanto di una generazione allo sbando sullo sfondo. Raccontato, inoltre, dall’ormai imprescindibile voice over del protagonista che deve per forza dire quello che gli passa per la testa, il film non permette allo spettatore di godere di momenti che si spiegano da soli, ed è un peccato. Sandro, Nora e Luciano sono tre personaggi ben delineati, caratterizzati e interpretati, ai quali non si può non volere bene, e che avrebbero meritato un film più potente.
Dal punto di vista attoriale sorprende la performance della Serraiocco che ben dimostra di essere uno dei migliori astri nascenti del nostro panorama artistico. Menzione speciale anche per Nino Frassica che, nonostante lo sviluppo frammentato che gli relega una piccola parentesi, regala i momenti più esilaranti del film. Il film sembra svilupparsi su singole situazioni più che su un’evoluzione omogenea, su personaggi che riescono, comunque, a distinguersi per la loro attualità e vicinanza al quotidiano.
Nei suoi evidenti limiti, Non è un paese per giovani rimane, comunque, un buon prodotto d’intrattenimento che può avvalersi di musiche coinvolgenti, scritte dai Negramaro, che enfatizzano i momenti drammaturgicamente più intensi, con un finale poetico e un’ottima fotografia caratterizzata da colori brillanti che ben valorizzano la bellezza e la doppia anima di Cuba.
Commento finale - 60%
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Non è un paese per giovani
Partendo dal pretesto necessario del lavoro per dar vita all’azione, Non è un paese per giovani si dimentica ben presto del'idea di fondo che lo aveva ispirato a favore del viaggio on the road e dell’esperienza esistenziale che i tre personaggi si ritrovano a vivere, lasciando l’amarezza e il disincanto di una generazione allo sbando sullo sfondo. Nei suoi evidenti limiti, Non è un paese per giovani rimane, comunque, un buon prodotto d’intrattenimento che può avvalersi di musiche coinvolgenti, scritte dai Negramaro, che enfatizzano i momenti drammaturgicamente più intensi, con un finale poetico e un’ottima fotografia caratterizzata da colori brillanti che ben valorizzano la bellezza e la doppia anima di Cuba.