L’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma si apre con “Moonlight”, dramma di Barry Jenkins. Prodotto anche da Brad Pitt e basato sull’opera teatrale “In Moonlight Black Boys Look Blue” di Tarell Alvin McCraney . Un racconto in tre atti che narra la vita del protagonista Chiron.
Chiron è un bambino timido e spesso preso di mira dai suoi compagni. Casualmente fa la conoscenza di Juan, un adulto che si affeziona immediatamente al bambino e con il quale stringe una profonda amicizia. Sbalottato tra la casa della madre, la quale ha seri problemi di droga, e quella di Juan e Teresa, Chiron entra nella fase dell’adolescenza. Continua ad essere maltrattato dai bulli della scuola ma il suo rapporto con il migliore amico Kevin si fa sempre più stretto, diventando più che intimo. Terzo e ultimo atto vede un ormai adulto Chiron, trasformato e provato della intemperie della vita, riavvicinarsi ai vecchi affetti.
“Moonlight” è un dolce ritratto di una persona, un film che si concentra principalmente sul personaggio del protagonista e intorno al suo schivo carattere, costruisce tutti gli eventi che lo circondano. L’atmosfera che caratterizza la pellicola è schiva ed evanescente, così come i tratti caratteriali del protagonista, ma capace comunque di restare dentro lo spettatore, fornendo un immagine chiara di se alla fine della visione. I personaggi sono tutti molto curati ed è impossibile non provare simpatia soprattutto per i co-protagonisti maschili. L’interpretazione più sorprendete è di sicuro quella di Mahershala Ali (House of Cards, Marvel’s Luke Cage), trasformato e completamente assorbito in un personaggio carismatico, il migliore dal punto di vista di scrittura e realizzazione. Juan è il cardine della trasformazione di Chiron, e grazie a questo ritratto chiaro e piacevole possiamo simpatizzare con l’ultima “versione” del protagonista.
Uno dei difetti più evidenti di “Moonlight”, oltre allo stile ostentatamente sporco e underground, sono appunto i tre blocchi dal quale è composto. Trattandosi di tre fasi della vita del protagonista, gli attori che lo interpretano devono logicamente cambiare, non permettendo allo spettatore di abituarsi ad un’unica figura. Nonostante tutti e tre gli interpreti siano ben scelti e abbiano in comune diversi tratti, è difficile empatizzare con un personaggio così mutevole, del quale alla fine non rimane che una timida scia. Quello che ci porta completamente lontani dall’azione è il cambiamento repentino di Chiorn dal secondo al terzo atto, sicuramente giustificato dalla trama e della sua evoluzione ma che comunque stacca troppo dalle fasi precedenti e lascia perplessi.
“Moonlight” è pregno di significato, nella sua delicatezza vuole raccontare una storia semplice quanto malinconica. Il suo stile opulento, sciatto ma alla moda, impedisce spesso di focalizzarsi su i dialoghi, prendendo troppa dell’attenzione con movimenti di macchina isterici e fastidiosi. L’omosessualità e l’amicizia, i temi centrali del film, sono affrontati molto bene e le tinte con le quali sono dipinte restano chiare nella mente dello spettatore. La trama tuttavia è troppo asciutta, gli eventi sui quali basare la propria percezione sono pochi e avrebbe giovato qualche dialogo sensato, e non strettamente poetico.
Commento Finale - 70%
70%
Un film con una chiara atmosfera e dei personaggi potenti e ben scritti. Interpreti degni di nota e una struttura interessante caratterizzano quello che è il film di apertura alla Festa del Cinema di Roma 2016. Lo stile è quello che penalizza la pellicola: la scrittura e la messa sono troppo pretenziosi e inutilmente poetici. Più sostanza avrebbe reso la pellicola un capolavoro degno di nota.