Monolith: Arriva finalmente in sala il progetto cinematografico diretto da Ivan Silvestrini, realizzato con la collaborazione tra Sky Cinema HD, Lock & Valentine e Sergio Bonelli Editore. Nato da un soggetto di Roberto Recchioni, autore anche del fumetto scritto in compagnia di Mauro Uzzeo per i disegni di Lorenzo LRNZ Ceccotti, il film è stato presentato per lungo tempo come il lungometraggio che doveva cambiare la storia del cinema italiano. L’idea era quella di creare hype e sfruttare la sua onda positiva sul web. Ma realmente cos’è questo Monolith?
Sandra (Katrina Bowden) è una giovane mamma in viaggio con il suo piccolo figlio David (Nixon and Crew Hodges), sulla sua Monolith, la macchina ipertecnologica più sicura del mondo costruita per proteggere i viaggiatori da qualsiasi minaccia. Da ex pop-star di successo, Sandra, è in parte delusa della sua vita e anche se ama visceralmente suo figlio, non si sente completamente appagata. Come se non bastasse l’assenza continuata di suo marito la tiene costantemente in balia di possibili tradimenti. Decide così di mettersi in viaggio per fare una sorpresa al suo compagno ma una serie di decisioni sbagliate la portano nel bel mezzo del deserto, fuori dalla sua macchina e con suo figlio all’interno. Da sola e senza possibilità di aiuto, la donna dovrà trovare il modo di aprire quella corazza di acciaio per ricongiungersi al suo bimbo. Il tempo stringe, al sorgere del sole l’auto si trasformerà in una fornace, deve trovare assolutamente il modo di entrare.
Incipit tanto intrigante quanto elementare per Monolith, progetto ambizioso tutto italiano, in collaborazione con gli USA, nato a più mani e caratterizzato da una campagna mediatica impressionante. L’idea del film era quella di realizzare una storia che indaga sul nostro rapporto con la tecnologia. Mostrare come le macchine si stiano sostituendo sempre più a noi e alle nostre scelte.
“Come un ventre oscuro, la Monolith protegge il bambino di Sandra, da tutto e da tutti, persino da lei. Da sceneggiatore dovrei definire questo film un thriller psicologico, ma da padre non posso che trovarlo un vero e proprio horror. La situazione estrema in cui si trova la protagonista di questo film la costringe a confrontarsi con il suo lato più oscuro, con le innominabili pulsioni che ogni genitore affronta nei primi anni di vita di un bambino, e la vittoria della donna sulla macchina è possibile solo attraverso il cambiamento e l’accettazione di una nuova forma d’amore e abnegazione.” Ivan Silvestrini
Purtroppo come spesso accade le intenzioni non sono state mantenute dai fatti. Sebbene “Monolith” cerchi con tutto se stesso di mettere in mostra le intenzioni del progetto è in realtà un film costruito e basato su di una scrittura e idee piuttosto banali. Il personaggio di Sandra viene chiuso fuori dall’auto per scelte assurde che solo lei decide di compiere. Le situazioni che si susseguono sono quasi inutili alla narrazione, basti pensare alla scena dell’aeroporto, e sembrano oggettivamente create solo per arrivare ad un’ora e mezza di visione del film.
Tecnicamente impeccabile, le cose migliori di “Monolith” sono la regia di Silvestrini e la scenografia di Lorenzo Ceccotti, ma questo è un progetto destinato a naufragare sul suo stesso script di base. Il soggetto di questa donna nel deserto e delle sue scelte effettuate sono poco credibili. La soluzione finale sfida qualunque legge della fisica e del fisico. Per ovviare allo scarso budget del film è stato scelto di non utilizzare l’unico vero punto di forza del progetto, la Monolith, cercando, in modo fin troppo evidente, di realizzare la propria versione alternativa di Mine. Scontrandosi però con l’incapacità limpida di realizzare qualcosa di credibile. Vi basti pensare che nell’era della localizzazione digitale questa macchina ipertecnologica in situazione di allarme non chiama i soccorsi e non avverte i proprietari.
Molto spesso si leggono critiche reiterate sui film di successo: buchi di sceneggiatura, forzature di trama, narrazione fallace. Monolith è tutto questo.
Commento Finale - 50%
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Incipit tanto intrigante quanto elementare per Monolith, progetto ambizioso tutto italiano, in collaborazione con gli USA, nato a più mani e caratterizzato da una campagna mediatica impressionante. Purtroppo come spesso accade le intenzioni non sono state mantenute dai fatti. Sebbene "Monolith" cerchi con tutto se stesso di mettere in mostra le intenzioni del progetto è in realtà un film costruito e basato su di una scrittura e idee piuttosto banali. Tecnicamente impeccabile, le cose migliori di "Monolith" sono la regia di Silvestrini e la scenografia di Lorenzo Ceccotti, ma questo è un progetto destinato a naufragare sul suo stesso script di base. Il soggetto di questa donna nel deserto e delle sue scelte effettuate sono poco credibili. Vedibile ma dimenticabile.