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Mektoub: My Love, Canto Uno – Recensione – Un Film di Abdellatif Kechiche

Reduce dalla vittoria della Palma d’oro a Cannes nel 2013, Adbellatif Kechiche sbarca al Lido della 74esima edizione del Festival del cinema di Venezia con Mektoub: My Love, Canto uno, primo capitolo di un’eventuale trilogia che ha buone probabilità di aggiudicarsi, nella cerimonia di domani sera, qualche premio tra i più ambiti.

In Mektoub: My Love, Canto Primo, ambientato temporalmente nel 1994, il protagonista Amin è un giovane aspirante sceneggiatore e fotografo a tempo perso a Parigi, dalla quale si sposta per trascorrere l’estate nella sua città natale, nel sud della Francia, composta principalmente da pescatori. Qui insieme al cugino Toni e all’amica Ophèlie passa le serate tra il ristorante tunisino dei genitori, le affollate spiagge e nei locali notturni del posto, dove è sempre circondato da seducenti figure femminili, nei confronti delle quali non si pone mai in modo attivo.

L’osticità di un autore come Kechiche è nota: soprattutto con le sue due opere più recenti, si è lanciato in sproloqui smisurati, dei quali si sarebbe potuto benissimo accorciare l’abominevole lunghezza; un così vasto minutaggio nel quale però vengono spalmate poche tematiche, in modo di trattare queste ultime in modo approfondito, talvolta anche inducendo lo spettatore alla nausea, causa l’estrema ripetitività delle immagini proposte.

Kechiche, tuttavia, presenta una tale maestria nel mostrare al suo pubblico frammenti di vita quotidiana (nel caso di Mektoub: My Love, Canto Primo, la gioventù francese in tutta la sua ebbrezza) che esso non può che rimanere immensamente ammaliato dalla loro potenza visiva.

Da non confondere, invece, la scelta di Kechiche di focalizzarsi su pochi temi nei suoi lavori con un’apparente vuotezza, per quanto riguarda i contenuti, di esse: la libertà dell’adolescenza, o della giovinezza in generale, viene qua sviscerato senza troppi problemi, anche ricorrendo ad esaltare i dettagli più scabrosi o sconci di tale di tale fase della vita.

I protagonisti diventano quindi i giovani rappresentanti di tali valori, che incarnano appieno: proprio per questa motivazione, Kechiche non distoglie mai lo sguardo dalla loro carne, arrivando quasi a plasmare i loro giovani corpi allo scopo di farne risplendere la loro sensualità, di cui vanno fieramente orgogliosi.

Il fascino dell’operato di Kechiche, quindi, non risiede quindi nell’originalità con la quale traspone il materiale girato sul grande schermo, ma proprio nella sua abilità di inaugurare con ogni suo film un vero e proprio spettacolo della carnalità; probabilmente, nel risaltare l’aspetto fisico e la sessualità degli attori coinvolti, è il miglior regista in circolazione.

Regia: Abdellatif Kechiche Con: Shain Boumedine – Ophèlie Bau – Salim Kechiouche – Lou Luttiau – Alexia Chadard – Hafsia Herzi Anno: 2017 Durata: 180 Min Paese: Francia, Italia, Tunisia Distribuzione: Good Films
Reduce dalla vittoria della Palma d'oro a Cannes nel 2013, Adbellatif Kechiche sbarca al Lido della 74esima edizione del Festival del cinema di Venezia con Mektoub: My Love, Canto uno, primo capitolo di un'eventuale trilogia che ha buone probabilità di aggiudicarsi, nella cerimonia di domani sera, qualche premio tra i più ambiti. In Mektoub: My Love, Canto Primo, ambientato temporalmente nel 1994, il protagonista Amin è un giovane aspirante sceneggiatore e fotografo a tempo perso a Parigi, dalla quale si sposta per trascorrere l'estate nella sua città natale, nel sud della Francia, composta principalmente da pescatori. Qui insieme al cugino…
Commento Finale - 85%

85%

Mektoub: My Love, Canto primo non è sicuramente un'opera facilmente digeribile, sia per l'eccessiva durata, che per la ripetitività dei contenuti, ma questo atto d'amore nei confronti della spensieratezza della gioventù risulta talmente appassionato da perdonargli qualsiasi marginale pecca.

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About Davide Colli

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