Manifesto: Il film di Julian Rosefeldt con Cate Blanchett nelle sale per un evento speciale nei soli giorni dal 23-25 ottobre grazie ad I Wonder Pictures, si pone l’ambizioso obiettivo di riflettere sul ruolo dell’artista nella contemporaneità. Una modernità multiforme e variegata in cui convivono estremi sociali, umani e culturali di bruciante complessità: abbondanza e deprivazione estrema, libertà assoluta, assoggettamento completo, conformità estrema.
Manifesto nasce fin dal primo incontro fra Rosefeldt e la Blanchett a Berlino durante il quale viene partorita l’idea di questa pellicola altamente anticonformista che evidenzia come i manifesti artistici recenti più importanti (di teatro, danza, cinema ed architettura) abbiano moltissimo in comune nelle loro idee di fondo, così pienamente pervasi di corrosivo spirito di rinnovamento ed esaltante ottimismo. La pellicola di Julian Rosefeldt è in primo luogo una celebrazione della potenza demolitrice e creativa dell’arte, tale celebrazione avviene tramite i suoi manifesti artistici come mezzi attraverso i quali opporsi ai totalitarismi sociali e culturali tanto quanto al conformismo dilagante.
Cosa Funziona in Manifesto
Una Cate Blanchett in stato di grazia ha interpretato ben 16 personaggi per enunciare, non senza una vena di irresistibile ironia, i manifesti dei più importanti movimenti sociali e artistici del passato recente. Si spazia dal futurismo al dadaismo, dal manifesto del partito comunista al Dogma 95, nel dipanarsi carico di significato di una serie di figure iconiche della nostra contemporaneità. La Blanchett impersona infatti fra i tanti un homless, una irreprensibile figura di madre, una operaia di fabbrica e una presentatrice televisiva in carriera utilizzando queste figure archetipiche per veicolare la potenza dissacratoria di questi movimenti culturali che incoraggiano in primo luogo a resistere ai totalitarismi culturali, evidenti e latenti, e ingaggia l’artista come un partigiano con il dovere di distruggere il passato stantio prima ancora di costruire. “L’arte richiede verità, non sincerità (Kazmir Malevich).
Perché non guardare Manifesto
Proprio come nel caso del linguaggio artistico stesso, Manifesto non risulterà digesto per coloro che non sono avvezzi agli aspetti criptici dell’arte, ma anche a coloro che cercano la linearità della narrazione in un’opera cinematografica. La visione a tratti può risultare ostica seppur inframmezzata da momenti esilaranti.