La legge della notte: A distanza di quattro anni dal premio Oscar “Argo”, Ben Affleck, torna in sala con un noir drammatico che sembra voler prendere le distanze dai suoi lavori precedenti.
Ambientato durante gli anni del proibizionismo americano, si narra la storia di Joe Coughlin (Ben Affleck), ex-soldato superstite della prima guerra mondiale e figliol prodigo di un capitano di polizia di Boston (Thomas Coughlin/Brendan Gleeson). Capobanda di un trio di piccoli criminali, Joe, si innamora della donna sbagliata, Emma Gould (Sienna Miller) amante di uno dei più pericolosi Boss della città, che lo porterà alla deriva. Dopo qualche anno in gattabuia, l’uomo si trasferisce a Ybor City, un quartiere di Tampa in Florida, per diventare un contrabbandiere e trafficante di rum al servizio di Maso Pescatore (Remo Girone). Il potere e il successo portano sempre nuove e inattese complicazioni e responsabilità.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Dennis Lehane, autore anche di “Mystic River” e “Gone Baby Gone” e produttore esecutivo del film in questione, “La legge della notte” racconta la storia di un uomo, prima che gangster, desideroso di osteggiare le autorità del controllo anche attraverso l’illegalità. Un criminale controverso continuamente in bilico tra morale e immorale, tra ciò che giusto e ciò che va fatto. Un canonico film sulla criminalità organizzata basato sull’ascesa di un uomo non completamente corrotto dal fascino del potere ma ossessionato invece a ribellarsi al controllo, sia esso dello stato, del padre o del suo boss del momento.
Contrariamente ai suoi lavori precedenti, in cui Ben Affleck aveva mostrato un piglio registico serio e vigoroso forgiato su idee solide e lineari, in “La legge della notte” sceglie di mischiare completamente le carte attraverso una pellicola ricca di linee narrative, forse anche troppe, tenute in piedi da un unico e solo protagonista. Una storia tentacolare in cui sono forti i rimandi ai codici hard boiled degli anni ’30 (genere giallo americano, realistico e violento) ma che lo stesso cerca di rinverdire con una bruciante ironia. Il risultato finale non è perfetto, o almeno non lo sarà per chi cerca sempre un’ unica direzione, ma resta ugualmente un prodotto sufficientemente riuscito.
Disteso tra gangster-movie e dramma, “La legge della notte“, è un film di piacevole solidità cinematografica che, sebbene privo di originalità o nuove forme di linguaggio, saprà offrire un confortevole intrattenimento agli spettatori in cerca di due ore di distrazione. Resteranno scontenti tutti quelli che invece si aspettavano l’ennesima conferma di un regista e autore che in passato ha regalato piccole perle cinematografiche con cui confrontarsi. In “La legge della notte” l’unico elemento di vera discussione è l’interpretazione statica e mascellona del nostro Ben. Ancora una volta non completamente convincente nei panni di un protagonista che oggettivamente non conquista e non passerà alla storia. Nulla da eccepire invece sulla sua direzione registica, assolutamente apprezzabile e ricca di sparatorie notevoli. Non sarà arrivato il momento di dedicarsi solo alla regia e scrittura dei propri film?
Commento Finale - 65%
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La legge della notte
Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto da Dennis Lehane, racconta la storia di un uomo, prima che gangster, desideroso di osteggiare le autorità del controllo anche attraverso l'illegalità. Contrariamente ai suoi lavori precedenti, in cui Ben Affleck aveva mostrato un piglio registico serio e vigoroso forgiato su idee solide e lineari, in "La legge della notte" sceglie di mischiare completamente le carte attraverso una pellicola ricca di linee narrative, rimandi al cinema hard boiled anni ’30 e bruciante ironia. Il risultato finale non è perfetto ma resta ugualmente un prodotto sufficientemente riuscito. Nulla da eccepire sulla sua direzione registica, mentre ancora una volta non completamente convincente nei panni di un protagonista che oggettivamente non conquista. Non sarà arrivato il momento di dedicarsi solo alla regia e scrittura dei propri film?