L’esordio di genere firmato da Raúl Arévalo è sorprendente e dal forte impatto visivo e sonoro. La vendetta di un uomo tranquillo è un revenge movie intriso di ricorsi all’attualità più recente.
Presentato alla 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, e vincitore del Premio per la Migliore Attrice (Ruth Diaz) e vincitore di quattro premi Goya, tra cui il miglior film, La vendetta di un uomo tranquillo (Tarde para la ira) racconta la più classica delle vendette, seppur orchestrata in un gioco a carte coperte. La premessa è una rapina in una gioielliera finita male: i rapinatori fuggono a rotta di collo per l’arrivo della polizia, ma l’unico ad essere arrestato è l’autista della banda, Curro (Luis Callejo), condannato a otto anni di prigione. Ed ecco che la vicenda prende corpo proprio alla viglia del suo rilascio. Nel bar gestito dalla sua fidanzata storica, Ana (Ruth Diaz), si aggira un cliente abituale, José (Antonio de la Torre), uomo riservato, timido e silenzioso. È chiaro che è innamorato della donna, senza grandi speranze in apparenza. Eppure, a poco a poco, si scopre che il vero obiettivo di José è un altro.
Lineare, veloce e senza tempi morti, particolarità che lo rende godibile agli occhi dello spettatore, La vendetta di un uomo tranquillo è un thriller di periferia e di quartiere dove a vincere sono la cattiveria insospettabile e la cattiveria degli insospettabili. Momenti di adrenalina pura si alternano a fasi introspettive che inducono lo spettatore a riflettere su quanto è disposto a fare l’uomo, il tutto condito con qualche pizzico di humour.
La narrazione è diretta, senza perder tempo e senza perdersi in forme stilistiche o peggio ancora moralistiche. Inizia lento e riflessivo, mostrando la stanca quotidianità di un bar mai troppo definito della penisola iberica. Minuto dopo minuto il film inizia a denotare qualcosa di diverso, inizia a crescere nel ritmo e nel racconto dei fatti. La fotografia cresce con noi, se questo si può dire, diventando via via più nitida nei colori e nelle forme, man mano che il protagonista guadagna lucidità e decisione. I personaggi sono ben caratterizzati, e ad Arévalo piace giocare a farci scoprire lati nascosti dei protagonisti, riuscendo di volta in volta a sorprenderci. La trama, inoltre, ha un rapporto particolare con la violenza: a volte questa è al centro della scena, la permea tutta, altre volte non viene neppure mostrata, mantenendo comunque la propria carica emotiva.
Con una sceneggiatura solida e dialoghi brevi ma intensi e diretti che contribuiscono alla riuscita del film, La vendetta di un uomo tranquillo è una buona opera prima e un buon film di genere che segue tutte le convenzioni del tradizionale revenge-movie, ma con un inusuale e sempre più forte crescendo di tensione, tale da permettere alla pellicola di lasciarsi seguire, con colpi di scena e momenti decisamente forti.
Leggi del nostro incontro con il registaCommento Finale - 70%
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La vendetta di un uomo tranquillo
Lineare, veloce e senza tempi morti, particolarità che lo rende godibile agli occhi dello spettatore, l'opera prima di Raúl Arévalo, La vendetta di un uomo tranquillo, è un thriller di periferia e di quartiere dove a vincere sono la cattiveria insospettabile e la cattiveria degli insospettabili. Momenti di adrenalina pura si alternano a fasi introspettive che inducono lo spettatore a riflettere su quanto è disposto a fare l’uomo, il tutto condito con qualche pizzico di humour. Con una sceneggiatura solida e dialoghi brevi ma intensi e diretti che contribuiscono alla riuscita del film, La vendetta di un uomo tranquillo è una buona opera prima e un buon film di genere che segue tutte le convenzioni del tradizionale revenge-movie, ma con un inusuale e sempre più forte crescendo di tensione, tale da permettere alla pellicola di lasciarsi seguire, con colpi di scena e momenti decisamente forti.