A quasi quattro anni da “L’intrepido”, Gianni Amelio dirige Renato Carpentieri, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno e Elio Germano in La Tenerezza, opera tra le migliori per intensità e asciuttezza, per stile e recitazione, per atmosfera e sapori.
Ispirato liberamente al romanzo La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone, La Tenerezza, undicesimo lungometraggio di Gianni Amelio, racconta con una pacata introspezione la storia di un uomo in lenta decadenza. Lorenzo (Renato Carpentieri) è un anziano solitario che, ormai vedovo e pensionato, centellina sempre più l’affetto verso i figli: si oppone a questo atteggiamento la figlia Elena (Giovanna Mezzogiorno), che soffre costantemente per il rifiuto del padre. Le cose sembrano cambiare quando Michela (Micaela Ramazzotti) e Fabio (Elio Germano), una coppia con due bambini, si trasferiscono nell’appartamento accanto al suo. Inaspettatamente, Lorenzo si affeziona e in poco tempo si ritaglia uno spazio nel piccolo nucleo famigliare.
Con una storia più vicina alle corde tipiche del suo cinema teso e drammatico, misurato e umano, Gianni Amelio ambienta una vicenda familiare a tinte forti che si snoda attraverso un sincero affetto e una tenerissima comprensione per l’umanità dei suoi personaggi, anche quando scorbutici o irrisolti, malconci o, peggio, schiavi di nevrosi irriducibili e potenzialmente distruttive. La Tenerezza è un racconto che parla di un’ansia comune stando dalla parte di chi la vive, mette in scena un malessere che ci riguarda tutti e lo coglie dal di dentro, senza forzature ma con infinita partecipazione.
La scrittura del regista, autore anche del soggetto insieme a Alberto Taraglio e Chiara Valerio, è morbida e delicata, attenta a non eccedere mai con il sentimentalismo o con la retorica, con un grande senso dell’equilibrio. Amelio pedina Lorenzo un po’ alla maniera del cinema neorealista, lasciando emergere il suo carattere intrattabile, e insieme un senso di sconfitta e di rinuncia, anche sentimentale, che viene da lontano, dall’aver lasciato una donna amata per tornare all’ovile dalla moglie che, invece, non ha mai amato.
In una grigia e fredda Napoli, lontana dalle periferie, una città borghese dove il benessere può trasformarsi in tragedia, esaltata dalla splendida fotografia di Luca Bigazzi, Amelio confeziona il suo film intorno alla prova dell’attore teatrale Renato Carpentieri: è lui la “star” dell’opera, riuscendo ad imprimere a La tenerezza un certo mood emotivo, esistenziale. Anche se tutti gli altri interpreti non sono da meno: Giovanna Mezzogiorno è perfetta nel dipingere una figura femminile sofferente ma incrollabile, Micaela Ramazzotti, “leggera” e pura nel ruolo di Michela, e Elio Germano che offre un’interpretazione molto riuscita: il suo Fabio riesce infatti ad intrecciare alla perfezione la dolcezza di un padre innamorato con la silenziosa inquietudine di un uomo disperato.
Accarezzando delicatamente anche un tema sociale tanto attuale dei nostri tempi come il terrorismo, La Tenerezza è un’opera pura, con uno sguardo poetico che riesce a parlare di paternità e di abbandono, di vite irrisolte e sotto silenzio e di quotidianità. Un film maturo, che arriva a raccontare, inevitabilmente, la senilità con una “leggerezza” e uno spirito ancora molto giovanile.
Commento Finale - 70%
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La Tenerezza
Con una storia più vicina alle corde tipiche del suo cinema teso e drammatico, misurato e umano, Gianni Amelio ambienta una vicenda familiare a tinte forti che si snoda attraverso un sincero affetto e una tenerissima comprensione per l’umanità dei suoi personaggi, anche quando scorbutici o irrisolti, malconci o, peggio, schiavi di nevrosi irriducibili e potenzialmente distruttive. La Tenerezza è un racconto che parla di un'ansia comune stando dalla parte di chi la vive, mette in scena un malessere che ci riguarda tutti e lo coglie dal di dentro, senza forzature ma con infinita partecipazione. La Tenerezza è un'opera pura, con uno sguardo poetico che riesce a parlare di paternità e di abbandono, di vite irrisolte e sotto silenzio e di quotidianità. Un film maturo, che arriva a raccontare, inevitabilmente, la senilità con una "leggerezza" e uno spirito ancora molto giovanile.