In una Napoli dai sapori e colori vivacemente mediorentali e declinata al femminile, La Parrucchiera racconta, attraverso atmosfere pop, piccoli personaggi della periferia, per i quali la realizzazione di un sogno passa attraverso privazioni e sacrifici.
Autore de L’uomo di vetro nel 2007 e di Gorbaciof nel 2010, Stefano Incerti con La Parrucchiera racconta le vicende di Rosa (Pina Turco); una ragazza madre, vivace e vitale, che cerca di sbarcare il lunario lavorando nel salone da parrucchiera di Patrizia (Cristina Donadio) e di suo marito Lello (Tony Tammaro), un uomo viscido attratto da lei fino all’ossessione. A causa delle continue avances di quest’ultimo e dopo una tentata violenza, Rosa si trova costretta a licenziarsi e decide di aprire un salone tutto suo con le amiche di sempre.
Perennemente in movimento, come la sua protagonista, La Parrucchiera ci catapulta sin dalla prima inquadratura in una Napoli coloratissima, multirazziale, favolistica, problematica ma pur sempre materna. Una città/mondo che sembra non avere confini proprio perché assorbe naturalmente ogni situazione e linea narrativa rilanciandola come fosse un vero e proprio personaggio del film. Una Napoli più leggera e multiculturale, aperta alle diversità e donna nel DNA, perché tutto, ne l’opera di Incerti, ruota attorno alle “femmine”, vere mattatrici all’interno di un film in cui l’uomo fa quasi da contorno.
La scrittura corale, che da ampio respiro a tutti i personaggi messi in scena, chiamati ad interpretare la propria parte all’interno dell’opera, si perde nel corso della storia, esageratamente lunga e tendenzialmente ripetitiva. Un’umanità ribollente e viva che però non riesce a evadere dalle gabbie narrative del film: la crisi, i soldi, la televisione spazzatura, i 15 minuti di celebrità, la violenza endemica delle periferie, le piccole truffe e i pentimenti, insomma si procede per accumulo e il film non riesce a sfruttare appieno le sue carte vincenti.
Un po’ “musicarello” partenopeo, trainato dalle coinvolgenti canzoni dei Foja, gruppo folk napoletano e dalla ammaliante partitura di Antonio Fresa, La Parrucchiera è un’opera imperfetta che, spaziando tra riscatto sociale e caparbietà femminile, ossessione per l’apparire e critica politica, racconta in modo inedito una città che trasuda voglia di vivere da ogni poro.
Commento finale - 60%
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La Parrucchiera
Perennemente in movimento, come la sua protagonista, La Parrucchiera ci catapulta sin dalla prima inquadratura in una Napoli coloratissima, multirazziale, favolistica, problematica ma pur sempre materna. Una città/mondo che sembra non avere confini proprio perché assorbe naturalmente ogni situazione e linea narrativa rilanciandola come fosse un vero e proprio personaggio del film. Un po' "musicarello" partenopeo, trainato dalle coinvolgenti canzoni dei Foja, gruppo folk napoletano e dalla ammaliante partitura di Antonio Fresa, La Parrucchiera è un'opera imperfetta che, spaziando tra riscatto sociale e caparbietà femminile, ossessione per l’apparire e critica politica, racconta in modo inedito una città che trasuda voglia di vivere da ogni poro.