A dieci anni di distanza dal suo Apocalypto, Mel Gibson torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia vera di Desmond Doss, soccorritore militare e primo obbiettore di coscienza che si rifiutò di impugnare un’arma durante la Seconda Guerra Mondiale, ne La battaglia di Hacksaw Ridge.
Approdato fuori concorso alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia e candidato a ben 6 premi ai prossimi Oscar, La battaglia di Hacksaw Ridge racconta la storia vera di Desmond Doss, che nel 1942 decise volontariamente di arruolarsi nell’esercito americano per fornire aiuto medico ai soldati feriti in battaglia, con l’unica postilla però di non toccare nemmeno con un dito qualunque tipo di arma da fuoco. Una leggenda, che focalizza il suo interesse in quella che fu l’unica missione, di fatto, che permise a Doss di dimostrare il suo coraggio e la sua serietà: salvando 75 soldati feriti e compiendo letteralmente un miracolo.
La prima inquadratura composta da masse disordinate di corpi mutilati e giovani cadaveri, ricorda subito la regia di Gibson che, anche nei suoi lavori precedenti, ha lasciato molto spazio ad un’estetica violenta che non risparmia sangue e primi piani raccapriccianti. Il tema della guerra gli offre ovviamente un valido strumento per calcare la mano su questo aspetto della narrazione, anche se la sua scelta vincente è quella di non soffermarsi troppo sui momenti legati al campo di battaglia, ma dividere il film in due parti. Tutta la prima parte è incentrata sul background di Desmond: conosciamo la sua famiglia cristiana, con un padre violento e alcolizzato (Hugo Weaving), reduce dalla guerra che l’ha segnato e gli ha fatto perdere le persone più care. C’è spazio, inoltre, per la storia d’amore, quella tra l’impacciato ragazzo e la dolce infermiera Dorothy (Teresa Palmer), che accetta il suo essere strambo, lo supporta, e attende pazientemente di sposarlo. La seconda parte, invece, è un colpo al cuore: siamo in pieno conflitto, le immagini usate da Gibson sono crude e violente, eppure così reali. La sofferenza dei soldati è percepita con una buona presa visiva, senza fare affidamento su musiche drammatiche.
Con una struttura non convenzionale, combinando elementi apparentemente disparati come la famiglia, il romanticismo, la fede e la brutale realtà della guerra, Mel Gibson affronta la sfida di cimentarsi con un film di guerra incentrandolo sui due capisaldi della sua filosofia di vita: la fede e il coraggio. La battaglia di Hacksaw Ridge è un buon film, costruito con la maestria della vecchia Hollywood, recitato a dovere con un Andrew Garfield perfetto nell’unire gentilezza e risolutezza, con un montaggio serrato e uno stile di ripresa dinamico e coinvolgente, diretto con mano sicura e una certa dose di controllo ideologico.
La battaglia di Hacksaw Ridge è un film che scava nel profondo, un film che funziona, emoziona e mantiene un ritmo incalzante per un’avventura epica e umana scritta bene, che narrando la storia di Doss apre la mente a riflessioni profonde sulla guerra, sul sistema, sulla fede, e su cosa davvero significa proclamarsi obiettori di coscienza. Una grande lezione su tutti i fronti al servizio di grande spettacolarità.
Commento Finale - 75%
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La battaglia di Hacksaw Ridge
A dieci anni di distanza dal suo Apocalypto, Mel Gibson torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia vera di Desmond Doss, soccorritore militare e primo obbiettore di coscienza che si rifiutò di impugnare un’arma durante la Seconda Guerra Mondiale, ne La battaglia di Hacksaw Ridge. Con una struttura non convenzionale, combinando elementi apparentemente disparati come la famiglia, il romanticismo, la fede e la brutale realtà della guerra, Mel Gibson affronta la sfida di cimentarsi con un film di guerra incentrandolo sui due capisaldi della sua filosofia di vita: la fede e il coraggio. La battaglia di Hacksaw Ridge è un buon film, costruito con la maestria della vecchia Hollywood, recitato a dovere con un Andrew Garfield perfetto nell'unire gentilezza e risolutezza, con un montaggio serrato e uno stile di ripresa dinamico e coinvolgente, diretto con mano sicura e una certa dose di controllo ideologico.