IT: 27 anni dopo (piacevole coincidenza) il popolare adattamento televisivo del 1990, arriva nei cinema italiani con enorme ritardo il 19 Ottobre. Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, ha già riscosso un successo unanime sia di critica che di pubblico al botteghino, diventando il film horror con il maggior incasso in assoluto. E’ effettivamente meritata questa entusiastica accoglienza?
Per le poche (si spera) persone che sono vissute in un universo alternativo al nostro e non sanno di cosa si tratti, IT racconta la sconvolgente scomparsa di bambini nella cittadina del Maine Derry, da parte di un’entità demoniaca con le fattezze di un clown, Pennywise (o IT, che dir si voglia). Starà quindi al Club dei Perdenti, un gruppo di ragazzini guidati da Bill Denbrough (Jaeden Lieberher), il cui fratellino Georgie è stato vittima del pagliaccio, sconfiggere e scacciare definitivamente questa maledizione, che ha preso il controllo della città e dei suoi abitanti, compiendo numerosi omicidi, soprattutto tra i più giovani.
Cosa funziona in IT
Occuparsi di un adattamento cinematografico di un’opera letteraria si tratta di un’operazione delicata quanto complessa: è impossibile trasferire in modo pedissequo tutto il materiale cartaceo sul formato digitale, sia perché è necessario venire incontro alle esigenze dei produttori (soprattutto in termini di minutaggio), ma soprattutto perché non tutte le idee che sono state concepite e sviluppate per funzionare sulle pagine di un libro riescono poi effettivamente a risultare credibili o efficaci anche sul grande schermo. Il regista Andres Muschietti, allievo del maestro Guillermo Del Toro, compie un analisi accurata del materiale fornitogli dal romanzo di partenza, ne apporta le dovute modificazioni per dare vita ad un film fluido e che possa acchiappare la più vasta fetta di pubblico possibile, con l’accezione più positiva del termine. Bill Skarsgard regala al pubblico una rilettura del personaggio di Pennywise mostruosa per quanto sia riuscita in modo sublime, ma non da meno sono i ragazzini protagonisti, la cui alchimia nei continui scambi di battute è probabilmente il punto forte dell’intero film.
Perché non guardare IT
Non esiste una vera valida motivazione per non andare a gustarsi questa perla, tuttavia non siamo certamente di fronte ad un film perfetto o al capolavoro decantato oltreoceano, in quanto la scrematura del materiale originale applicata da Muschietti elimina allo stesso tempo certi sottotesti contenuti nell’operato di King che avrebbero meritato di essere incluse nel montaggio finale. Al tempo stesso, sarebbe ingiusto recriminare al regista tale scelta, probabilmente vincolata dai costi della produzione, molto più alta della media dei film horror attuali.
Tirando le somme, IT è senza alcun dubbio un film imperfetto, ma la scelta di conferirgli un piglio da storia di crescita giovanile anni 80, senza scendere nello smaccato copia e incolla di tali atmosfere e quasi trascurando l’anima horror del prodotto, ne fanno un film irresistibile e un evento cinematografico imperdibile di questo 2017.