Remake di Vivere alla grande di Martin Brest, Insospettabili sospetti segna il terzo ritorno di Zach Braff, l’amato dottor J.D. di Scrubs, dietro la macchina da presa con una commedia guidata da tre arzilli vecchietti stanchi di essere messi nell’angolo dalla società.
Abbandonate le tonalità indie del delizioso La mia vita a Garden State, Braff ,questa volta, abbraccia in toto gli stilemi della commedia mainstream in salsa terza età. Insospettabili Sospetti, che vede protagonisti tre fantastici premi Oscar come Morgan Freeman, Michael Cain e Alan Arkin, racconta di tre vecchi amici che si ritrovano improvvisamente senza pensione quando l’acciaieria in cui hanno lavorato per oltre quarant’anni chiude i battenti e viene dislocata altrove. Non resta a questo trio “infeltrito” che rapinare quell’istituto bancario, per riprendersi quanto gli spetta.
Guardando all’odierna crisi economica, Insospettabili Sospetti mantiene del film originale l’idea, ma plasma un racconto tragicomico grazie a uno stile sempre più maturo e riconoscibile e all’uso dell’ironia e del sarcasmo. Dosando bene ironia e malinconia, con quel giusto pizzico di paradosso che non guasta, Braff confeziona un lungometraggio semplice e scanzonato che colpisce soprattutto per il trio magico di attori che operano al suo interno. Caine, Freeman e Arkin, tre glorie che hanno saputo non svendersi in progetti banali, fanno scintille: i tre si completano a vicenda, regalando un equilibrio scenico interessante. Menzione speciale, inoltre, al cameo di Christopher Lloyd che interpreta uno strambo nonno con il suo inseparabile megafono: una parte inaspettata e alquanto delicata.
Seppure privo di guizzi e idee originali ed un ritmo non sempre sostenuto, l’opera risulta gradevole: anche se è per gran parte un heist movie, la parte meglio riuscita di Insospettabili Sospetti è sicuramente quella in cui viene raccontata la quotidianità dei tre ottantenni, il rapporto di amicizia che essi hanno tra di loro, il rapporto con la loro famiglia e, principalmente, coi loro nipoti, il tutto affiancato da una presente critica sociale nei confronti della spregiudicatezza imprenditoriale, della globalizzazione e della prepotenza delle banche.
Equilibrato e garbato, Insospettabili Sospetti non è sicuramente la commedia dell’anno, ma risulta divertente e riesce a raccontare con leggerezza una generazione spesso dimenticata, accantonata perché non più utile come consumatori o lavoratori, ma fa pensare anche un pubblico giovanile che, oggi come oggi, percepisce un futuro sempre più incerto davanti a se.
Commento Finale - 65%
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Insospettabili Sospetti
Remake di Vivere alla grande di Martin Brest, Insospettabili sospetti mantiene del film originale l’idea, ma plasma un racconto tragicomico grazie a uno stile sempre più maturo e riconoscibile e all’uso dell’ironia e del sarcasmo. Dosando bene ironia e malinconia, con quel giusto pizzico di paradosso che non guasta, Braff confeziona un lungometraggio semplice e scanzonato che colpisce soprattutto per il trio magico di attori che operano al suo interno. Caine, Freeman e Arkin fanno scintille: i tre si completano a vicenda, regalando un equilibrio scenico davvero interessante.