Massimo Scaglione racconta, attraversando gli anni ’70 per approdare ai giorni nostri, la storia di avidi costruttori e politici corrotti ne Il mondo di mezzo che vede protagonista Matteo Branciamore.
Ambientato tra la metà del 1970 e i giorni nostri, Il mondo di mezzo parte dall’epoca dei palazzi d’oro – periodo in cui alcuni costruttori, erigendo edifici poi venduti a prezzi gonfiati a Enti previdenziali controllati dai maggiori partiti consegnavano sotto forma di tangente il surplus guadagnato ai ‘politici intermediari’ – fino ad arrivare agli arresti avvenuti nella Capitale in seguito all’inchiesta denominata appunto Mafia Capitale. Gaetano Mariotti (Tony Sperandeo), imprenditore romano, re del mattone è un uomo ambizioso e senza scrupoli che nutre il desiderio, oltre che di accumulare ricchezze, di condurre sulle stesse orme suo figlio Tommaso (Matteo Branciamore). Sarà la sua prematura morte a catapultare Tommaso, suo malgrado, alla guida dell’impero del padre.
Sorta di epopea familiare, quella dei Mariotti, Il mondo di mezzo si dimostra ben presto non all’altezza del tema che vuole raccontare: nonostante una certa dose di audacia dimostrata da Massimo Scaglione nell’affrontare un tema così attuale, il suo lungometraggio pecca tanto in superficialità quanto in imparzialità, non convincendo purtroppo sotto diversi aspetti.
Ciò che manca sono dialoghi serrati, intimi, capaci di raccontare i sotterfugi, le menzogne, la corruzione, la sceneggiatura, poi, basata per lo più su loghi comuni e approssimazioni di varia natura, fa acqua da tutte le parti, scivolando, spesso, nel ridicolo. Non aiuta neanche la recitazione da parte del cast, quasi macchiettistica, che unita a una regia quasi da telenovela lascia tutto in superficie. Non basta l’incontro con un assessore e una manciata di battute per dare un ritratto realistico di Mafia Capitale: a mancare è il dramma personale di chi rimane incastrato nel meccanismo o di chi fa leva sull’avidità per ottenere il proprio tornaconto.
Apparendo come una grande occasione mancata, Il mondo di mezzo non riesce in nessuno degli obiettivi che si era prefissato. Sebbene la storia sia ambientata a Roma, la grande assente del film sembrerebbe essere proprio la Capitale. La citta è restituita solo da immagini tratte da veicoli e in brevissime sequenze girate in location da cartolina. La Roma dei salotti e delle stanze del potere, quella propria dei fatti che hanno ispirato il film, manca.
Commento Finale - 40%
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Il mondo di mezzo
Sorta di epopea familiare, quella dei Mariotti, Il mondo di mezzo si dimostra ben presto non all'altezza del tema che vuole raccontare: nonostante una certa dose di audacia dimostrata da Massimo Scaglione nell’affrontare un tema così attuale, il suo lungometraggio pecca tanto in superficialità quanto in imparzialità, non convincendo purtroppo sotto diversi aspetti. Ciò che manca sono dialoghi serrati, intimi, capaci di raccontare i sotterfugi, le menzogne, la corruzione, la sceneggiatura, poi, basata per lo più su loghi comuni e approssimazioni di varia natura, fa acqua da tutte le parti, scivolando, spesso, nel ridicolo. Non aiuta neanche la recitazione da parte del cast, quasi macchiettistica, che unita a una regia quasi da telenovela lascia tutto in superficie.