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Il Compagno di scuola, un piacevole piccolo racconto sull’insegnamento scolastico nelle scuole superiori

Il compagno di scuola di Daniele Vendra e sceneggiato da Simone Bulleri e Nicoletta Nicolai, è un piacevole piccolo racconto e di chiara notazione biografica, sull’insegnamento scolastico nelle scuole superiori- anche la sua connotazione più riuscita-, calato in un whodunit hitchcockiano a metà strada con “L’Altro uomo- Delitto per delitto”, protagonista uno scoraggiato e insoddisfatto professore interpretato da Stefano Tibaldi.

Contattato tramite un sms dall’ex compagno di liceo Lipari interpretato dallo stesso Bulleri, e che non vedeva più da anni, si vedrà proposto della cornice romantica del Caffè Greco di ucciderlo per non consegnarlo alla condanna di una inesorabile malattia al fegato, in cambio di tre milioni di euro, e due soli giorni per decidere. Oramai lo sappiamo, quanto gradevole sia rivedere al cinema le ambientazioni romane come quelle di via Condotti o del Pincio: l’amabilità delle strade e degli ambienti, ripresi lentamente e svelatici grazie all’HD con cui è stato realizzato il corto, in ogni dettaglio e angolo, quasi che si possa fare un giro attraverso la stessa inquadratura, accompagnati dalla musica di Francesco Tosoni. I movimenti dei due protagonisti sono lenti e placidi come i movimenti compassati della macchina, mentre un finale a sorpresa ma non tanto,citando Pirandello ci ricorda plausibilmente che non ci dobbiamo mai affidare troppo all’apparenza; tomba delle aspettative e delle speranze di un tempo della gioventù, rispetto alla discordante realtà quotidiana di insegnante minimamente seguito dai suoi irrecuperabili studenti, del professore protagonista.

Il compagno di scuola si apre in un liceo romano( ambientato nella scuola media Piranesi), durante un’interrogazione ad un somarissimo ragazzo con la maglietta di Superman, che confonde Foscolo con Eschilo e gli attribuisce un fantomatico teorema come fosse un matematico. Tibaldi è stanco e sconfortato della sua vita di professore di scuola, sulla soglia dei cinquant’anni. E già sappiamo anche della sua bassa e frustrante busta paga. Siamo poi trasportati morbidamente nelle ovattate rosse stanze del caffè Greco, i camerieri in livrea con i vassoi, mentre Tibaldi cammina verso la cinepresa, e l’elegante Lipari si alza dal tavolo in cui era già ad aspettarlo per accoglierlo calorosamente, tanto era il tempo che i due ex compagni di scuola non si rivedevano. L’amabile e stupita conversazione si sposta ben presto a considerazioni di carattere socio-economico del Lipari, vertendo su ciò che l’amico Tibaldi potrebbe cambiare della sua vita con i 3milioni di euro offerti-dopo l’agghiacciante proposta-, a partire dal cambiare finalmente quell’orologio che porta al polso, “almeno dal tempo della laurea, ma forse anche prima.”

Tibaldi fugge spaventato alla richiesta dell’amico di ucciderlo e dei due giorni per prendere la ferale decisione, fermandosi in un giardinetto del Pincio per riflettere. Tormentato dalla tentazione talmente liberatoria, catartica, di una vita libera da angoscianti scadenze, pagamenti di mutui, bollette, rate ecc., e questo ci porta a parlare dello spiazzante ma al contempo compassato finale, aspetto non semplice da far coesistere. Durante una lezione, con gli studenti che berciano e si lanciano aerei di carta l’un con l’altro, dal polso dell’amaro ma apparentemente soddisfatto e più ricompensato Tibaldi spunta un nuovo e costoso cronografo, mentre astratto da tutto quello che capita attorno, sta riflettendo sentendo nella mente le parole dalla voce dell’amico Lipari, sul vecchio orologio della laurea, che finalmente avrebbe potuto cambiare e riporre in un cassetto. Inquadratura che si sposta alla lavagna, su cui compare la scritta “Mai fidarsi delle apparenze” di Luigi Pirandello.

La conclusione de Il compagno di scuola, è evocativa di un passato fra i due amici fuori dalla desertificazione attuale rappresentata dai ragazzi e le ragazze della classe, serrando così piacevolmente il finale rispetto al materiale messo fino qui, nel piccolo racconto. Nessuna rivelazione fuori registro, ma uno sfumare compassato in piena funzionale sintonia con il tono generale, e trovato con una certa sottile sensibilità.

About Enrico Bulleri

Laureato in Storia e Critica del Cinema vecchio ordinamento, e poi in Discipline dello Spettacolo Laurea breve successivamente, all'Università di Pisa, da sempre scrive di cinema e musica, teatro, spettacolo in genere, per varie testate cartacee elettroniche come online, quali Nocturno cinema, Hot Video & Film, La Nazione FI, Il Pisorno, Toscana Oggi, Il Tirreno LI ecc., Ha svolto anche attività di organizzatore e di consulenza in ambito di Fondazioni Teatrali e manifestazioni festivaliere cinematografiche, per organizzazione dei progetti di rassegne, retrospettive, mostre multimediali nell'area cinematografica, e in sinergia con la programmazione cartellonistica della danza, del teatro, della lirica. Appassionato collezionista in proprio dagli anni ottanta epoca del vhs e del Beta, possiede più di 15000 titoli solamente tra Blu-ray e dvd.

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