Arrivato sul catalogo Netflix il 27 Gennaio, il fantascientifico “iBoy”, basato sull’omonimo romanzo di Kevin Brooks, racconta la storia di Tom, un ragazzo che riesce a sopravvivere ad una sparatoria, ma si ritrova con dei frammenti di cellulare conficcati nel cervello che gli conferiscono poteri sovrannaturali legati al controllo di ogni materiale tecnologico.
E’ passato molto in sordina questo iBoy, prodotto originale Netflix di matrice inglese: forse perché Netflix non è ancora riuscita a raggiungere il livello di produzioni che vanta nell’ambito seriale anche in quello cinematografico?!? Questo progetto ne è una palese prova, almeno dal punto di vista qualitativo.
Durante tutta la visione del film si ha la netta sensazione di guardare un’episodio di Black Mirror, probabilmente per la produzione inglese, i temi trattati e per la presenza nel cast di Rory Kinnear, protagonista della prima puntata della serie, purtroppo per noi dalla realizzazione più svogliata e meno sorprendente. Del resto la seriosità con quale vengono trattate tematiche come la distopia e l’opprimente onnipresenza della tecnologia nella società attuale, lo mette inevitabilmente sullo stesso piano della celebre serie di Charlie Brooker. Peccato che già le premesse e il plot non risultino all’altezza, palesando la loro estrema fragilità, e talvolta, ridicolezza. Per questo sarebbe stato più indicato trasporre al cinema tale prodotto cartaceo, relegandolo a semplice film d’intrattenimento e utilizzando un piglio decisamente più leggero, evitando quindi di conferire “gravitas al materia” dove non è necessario.
Nemmeno il cast esce indenne da questa pellicola, non tanto per colpa dei singoli attori, un’altra occasione sprecata per Maisie Williams per mostrare il proprio talento recitativo anche fuori dall’universo televisivo), ma a causa di una sceneggiatura estremamente lacunosa che non lascia nemmeno troppo spazio per l’introspezione dei personaggi.
Commento Finale - 41%
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Sulla scia del successo mondiale di Black Mirror, “IBoy” prova a replicarne la qualità rivelandosi un enorme buco nell’acqua: non riesce minimamente a preservare la potenza narrativa, la scrittura pregnante di significato, ma soprattutto, fallisce miseramente nella missione di coinvolgere lo spettatore, annoiato dalla grande quantità di cliché e banalità.
Qual’ é la città dove girano?
Luca mi sa’che qualche scena l’hanno girata a.Londra