Trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo epistolare di Michele Serra, Gli sdraiati di Francesca Archibugi racconta di un incontro turbolento tra due generazioni a confronto e dello scontro tra un padre e un figlio.
Giorgio Selva (Claudio Bisio) è un presentatore televisivo, separato dalla moglie e alle prese con il figlio adolescente Tito (Gabbo Bacchini), di cui ha ottenuto l’affido congiunto. Con Tito, però, è una guerra quotidiana, e Giorgio non riesce a valicare il muro dietro il quale il figlio si nasconde assieme alla sua banda di amici, tutti maschi, troppo lunghi, troppo grassi, troppo magri, che spaccano rovesciano sporcano mentono fuggono puzzano. A far saltare gli equilibri fatti di divano, videogiochi, wurstel dimenticati tra i cuscini, ci pensa Alice, nuova compagna di scuola e figli di Rosalba (Antonia Truppo), che dai Selva ha lavorato come domestica qualche anno prima.
Cosa funziona in Gli Sdraiati
Appare particolarmente riuscito il modo di rappresentare gli adolescenti, il loro farsi consumare dalle giornate. E viene messo a fuoco come il rapporto con i genitori si sia ribaltato. Partendo dal nucleo narrativo del libro, il rapporto tra il padre e il figlio viene inserito in un contesto espanso che funziona davvero bene: a convincere, infatti, sono soprattutto le parti inedite. Funziona benissimo il personaggio di Rosalba (Antonia Truppo) e la sua confessione è commovente e funziona anche il finale, meno retorico e risolutivo di quello del libro. La regia elegante e sobria della Archibugi ci consegna un’opera che, pur rientrando nell’alveo della commedia, riesce a smarcarsi dai soliti cliché intessendo il suo conflitto generazionale di dettagli utili a sottolineare da un lato la paura di invecchiare, dall’altro lo smarrimento di fronte al diventare adulti e confrontarsi dunque con piccole sconfitte, perdite e responsabilità.
Perché non guardare Gli Sdraiati
Alcune storie parallele vengono portate troppo alla lunga come quella del rapporto tra Giorgio e Rosalba. Viceversa, l’avvento della barista nella vita di Giorgio viene relegato da una parte ed esaurito in pochissime sequenze e non spiegato del tutto. Tutto questo va a snaturare un po’ l’essenza del film, il vero punto focale. Troppa la carne al fuoco che rende indigesti alcuni passaggi, oltre che completamente inutili ai fini della storia.
Commedia interessante e ben girata, con Gli Sdraiati la Archibugi trova la sua personale chiave di lettura del libro di Serra, celebrando il loro vitalismo e la loro pigrizia, contemplandoli sul divano così come nelle corse in bici, il futuro è loro e non c’è nulla di cui preoccuparsi.