L’attesissimo universo Cyber-punk del manga di Masamune Shirow, Ghost in the Shell, approda sul grande schermo diretto da Rupert Sanders e con protagonista Scarlett Johanson nello “shell” del Maggiore Mira.
Tratto dalla celebre serie di manga della Kodansha Comics creata da Masamune Shirow (pubblicato in Giappone a partire dal 1989), Ghost in the Shell, l’attesissimo live action con ambientazioni futuristiche, mette in scena la distopia dell’universo creato da Shirow: la storia del Maggiore Mira, una donna con uno “shell” completamente robotico ma con un “Ghost” perfettamente e fortemente umano. La donna, dotata di capacità fisiche fuori dal comune, è il capo squadra della Sezione 9, reparto speciale della polizia il cui compito è bloccare il terrorismo cibernetico.
Contornato da luci e suoni di una città futuristica e dal rapporto emblematico con le Intelligenze Artificiali, Ghost in the Shell made in Hollywood prova a mescolare l’impianto più cinematografico e action della storia che racconta, ad uno più intimo, profondo e filosofico derivante dall’opera di Shirow. Il risultato è una pellicola di fantascienza che funziona, se considerata a sé stante. Nonostante una sceneggiatura non impeccabile e con un trama abbastanza prevedibile, la storia in qualche modo riesce a risultare interessante e ad affascinare lo spettatore. La vicenda raccontata risulta comunque avvincente e capace di catturare l’attenzione dello spettatore. Il film scorre veloce e senza intoppi. L’adrenalina e l’azione non mancano di certo, al contrario: sin dall’inizio siamo catapultati in un mondo pieno di insidie.
Quello che maggiormente manca nella pellicola di Sanders è il lato filosofico della vicenda immaginata dal manga. E’ evitato difatti gran parte dell’esistenzialismo che dovrebbe affliggere un’Intelligenza Artificiale, che prende lentamente coscienza della sua esistenza, a favore di un lato più propriamente d’azione: non mancano inseguimenti, sparatorie e lotte corpo a corpo (dove Mira ha modo di mostrare la sua straordinaria forza fisica che la rende un’arma letale e pericolosa). Anche Scarlett Johansson, perfettamente in parte, è più brava a esprimere un impassibile Shell che il travagliato Ghost a suo interno.
Molto potente visivamente, Ghost in the Shell potrà essere apprezzato da chi, amante del genere action futuristico, lo guarderà come tale. Gli appassionati dei manga, invece, rimarranno sicuramente delusi dalle semplificazioni e dal poco “ghost” che il film emana. La poetica del film è lì, sotto la corazza da action movie, così come “il Ghost” del Maggiore Mira è racchiuso dentro “lo shell” cibernetico costruito per lei.
Commento Finale - 67%
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Ghost in the Shell
Contornato da luci e suoni di una città futuristica e dal rapporto emblematico con le Intelligenze Artificiali, Ghost in the Shell made in Hollywood prova a mescolare l'impianto più cinematografico e action della storia che racconta, ad uno più intimo, profondo e filosofico derivante dall'opera di Shirow. Il risultato è una pellicola di fantascienza che funziona, se considerata a sé stante. Nonostante una sceneggiatura non impeccabile e con un trama abbastanza prevedibile, la storia in qualche modo riesce a risultare interessante e ad affascinare lo spettatore. Sembra, invece, carente, l'aspetto filosofico della vicenda immaginata dal manga. E’ evitato difatti gran parte dell’esistenzialismo che dovrebbe affliggere un’Intelligenza Artificiale, che prende lentamente coscienza della sua esistenza, a favore di un lato più propriamente d’azione.