Ispirato a un libro per ragazzi scritto da Munro Leaf nel 1936 con il titolo La storia del toro Ferdinando diventato poi, nel 1938, un cortometraggio targato Disney, arriva nelle nostre sale per Natale Ferdinand, un film d’animazione con un forte messaggio pacifista e animalista.
La casa di produzione cinematografica Blue Sky Studios, la stessa del franchise L’era glaciale, riporta al cinema, con Ferdinand, la storia di un toro atipico della tradizione spagnola che preferisce annusare i fiori e vivere spensierato nelle campagne, piuttosto che allenarsi e crescere con l’obiettivo di diventare un toro celebre pronto per la corrida nelle arene. Nonostante il suo aspetto molto imponente, i modi di Ferdinand sono mansueti ma ciò non è gradito da parte del proprio addestratore, il quale pretende che il giovane toro prenda la vita in modo differente, altrimenti sarà condotto al Mattatoio. Sembra così che per Ferdinand non ci sia una via d’uscita ma i suoi veri amici della fattoria faranno di tutto per farlo scappare e riportarlo alle sue passeggiate tra i prati della campagna spagnola.
Cosa funziona in Ferdinand
Per quanto si tratti di una storia semplice, il racconto va a toccare temi molto sentiti nella società attuale: la lotta contro la discriminazione del diverso e contro la violenza di qualsiasi tipo,, una storia che ha una forte risonanza non tanto da un punto di vista politico, quanto più etico. L’aggiunta di altri personaggi aiuta ad arricchire il messaggio di base: tramite il toro Valiente capiamo ad esempio che la rabbia e la costante dimostrazione di forza spesso nascondono solo un’enorme paura del confronto; mentre tramite Nina è reso esplicito il grande valore dell’innocenza dei bambini: nell’incontro con Ferdinand la piccola non ha la minima esitazione nell’accettare la sua natura e il suo atteggiamento è in netto contrasto con quello degli adulti, intenti a catturare Ferdinand per ingabbiarlo o educarlo al combattimento.
È, inoltre, nel dare vita all’espressività degli animali, nel renderli corpi e sguardi tragicomici sulle ingiustizie del mondo, che il film di Saldanha viaggia cinematograficamente altissimo. Senza mai discostarsi troppo dalle istantanee pagine disegnate del libro di Leaf, il regista da vita a quell’incredibile inquadratura del toro seduto sotto l’albero che si ripeterà anche nell’arena della corrida sul finale, particolare visivo identico a quello che si ritrova nel libro, che rimarrà impresso a lungo negli occhi spettatore.
Perché non guardare Ferdinand
Il film si dilunga in una miriade di gag, battutine e momenti comici fini a se stessi per allungare gli elementi della storia a scapito però del ritmo e del coinvolgimento del pubblico. La sceneggiatura è semplice ma riesce a parlare di diversità in un modo comprensibile a tutti senza mai schierarsi e senza prendere mai una posizione netta.
Un discreto livello di animazione digitale e le intenzioni comunicative rendono Ferdinand un progetto riuscito di un filmaker con esperienza e spirito creativo, capace di creare mondi nuovi assolutamente godibili, come lo sono i personaggi, ed ambientazioni esotiche della Spagna rurale. La metafora dello sfruttamento senza limiti e rispetto del più debole, concetto fondamentantale nella storia del Novecento e del mondo contemporaneo, è qui ben costruita ed accessibile anche ai più piccoli.