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El Chapo – Recensione della miniserie Netflix dedicata alla clamorosa storia di Joaquín Guzmán

El Chapo: L’incredibile evasione Joaquin “El Chapo” Guzman rivive in una miniserie in esclusiva sul catalogo di Netflix

Devo ammettere che quando ho letto della terza clamorosa evasione di Joaquín Guzmán alias “El Chapo” da una prigione messicana, attraverso un tunnel costruito per lui dalla sua cella fino ad una casa a un chilometro e 600 metri di distanza… beh sono rimasto senza parole, e questa volta non c’era nessun accordo sotterraneo. Tanto tempo fa si poteva pensare che non fosse proprio tra i modi migliori per ottenere la libertà, sopratutto se qualcuno del governo o chiunque altro ti inseguiva alle calcagna, da un tunnel sotto una prigione di massima sicurezza in Messico, fino ad un appartamento di lusso a New York. Ovviamente, quel tunnel avrebbe dovuto essere molto più lungo di quello ultratecnologico, realizzato anche grazie all’apporto di ingegneri tedeschi, che El Chapo si era fatto costruire, ma oggi come ieri ne volevo troppo ammirarne la sua realizzazione nella realtà.

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Ero pertanto desideroso di vedere questa nuova serie Netflix (mostrata in prima visione su Univision) che per adesso, lascia ancora del tempo prima che El Chapo abbandoni la sua prigione attraverso il suo lungo tunnel. Ambientata prima ancora della sua evasione quasi altrettanto clamorosa, nel 2001, attraverso il classico cesto di biancheria sporca. Nonostante l’assenza della famosa fuga,  rimane lo stesso una bella miniserie, realizzata in tre parti contemporaneamente, cosa mai successa nella storia della TV.

Questa prima stagione in effetti consta di due parti: El Chapo che sale fino al potere come signore della droga, e la sua apprensione nella scalata fino all’incarcerazione in una prigione di massima sicurezza della marina messicana, uno dei pochi corpi federali non corrotti, in Messico. Ma anche la seconda stagione è interessante seppure in diversi modi. Nella prima il giovane El Chapo incontra Pablo Escobar in Colombia – che seppure non interpretato da Wagner Moura, è una sorta di ringraziamento- “cross-over” aNarcos e alla storia di Pablo. La seconda è una storia d’ambientazione carceraria nella quale si trova El Chapo, in cui mantiene la sua tempra inflessibile.

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C’è anche molto, in entrambe le stagioni, sul governo messicano e la battaglia per contrastare la corruzione nei suoi ranghi. Tutto sommato, una storia completamente vera (solo il nome del Partito Rivoluzionario Istituzionale PRI, è cambiato in PTI- Partido de los Trabalhadores Institucional, per ragioni forse di opportunità politica della produzione americana, verso il vicino messicano), ben interpretata e impersonata da Marco de la O nel ruolo del protagonista, che ti lascia con la voglia di vederne di più. E anche se El Chapo non può essere certamente considerato un personaggio positivo, la sua storia è comunque una parabola sulla resistenza dello spirito umano.

Joaquin “El Chapo” Guzman prevede di citare in giudizio Netflix e la rete tv di lingua spagnola Univision per averlo presumibilmente diffamato con una serie televisiva sulla sua vita.

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About Enrico Bulleri

Laureato in Storia e Critica del Cinema vecchio ordinamento, e poi in Discipline dello Spettacolo Laurea breve successivamente, all'Università di Pisa, da sempre scrive di cinema e musica, teatro, spettacolo in genere, per varie testate cartacee elettroniche come online, quali Nocturno cinema, Hot Video & Film, La Nazione FI, Il Pisorno, Toscana Oggi, Il Tirreno LI ecc., Ha svolto anche attività di organizzatore e di consulenza in ambito di Fondazioni Teatrali e manifestazioni festivaliere cinematografiche, per organizzazione dei progetti di rassegne, retrospettive, mostre multimediali nell'area cinematografica, e in sinergia con la programmazione cartellonistica della danza, del teatro, della lirica. Appassionato collezionista in proprio dagli anni ottanta epoca del vhs e del Beta, possiede più di 15000 titoli solamente tra Blu-ray e dvd.

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