The Devil’s Candy: Con due anni di ritardo dalla presentazione al Torino Film Festival del 2015, la seconda prova alla regia di Sean Byrne, arriva finalmente nelle sale italiane grazie alla distribuzione di Koch Media per il suo progetto dedicato all’horror Midnight Factory
Jasse Hellman (Ethan Embry), un pittore tormentato da conflitti interiori, si trasferisce nella casa dei suoi sogni con la moglie Astrid (Shiri Appleby) e la figlia Zooey (Kiara Glasco), con la quale condivide una passione viscerale per la musica Metal. L’ambientamento nella loro nuova vita sembra procedere senza intoppi fino a quando alla loro porta non si presenta Ray (Pruitt Taylor Vince), il figlio disturbato dei vecchi proprietari che vuole ritornare a vivere nella sua stanza e che inizia a nutrire una strana ossessione per la piccola Zooey. Come se non bastasse, Jesse, inizia a dipingere quadri dall’aspetto demoniaco e sembra spesso fuori dalla realtà che lo circonda. Cosa si nasconde nello strano comportamento di Jesse e Ray?
Cosa funziona in The Devil’s Candy
La seconda prova alla regia di Sean Byrne, conferma in parte quanto di buono realizzato dal regista con il precedente The Loved Ones, capace di convincere critica e pubblico con uno stile visivo raffinato che, sebbene non originale nella messa in scena, si rivelava visivamente accattivante e ricercato attraverso una buona rielaborazione estetica di situazioni già viste. Il suo The Devil’s Candy, segue lo stesso schema di struttura e si avvale di un comparto tecnico, sia visivo che sonoro, intrigante e di facile presa sullo spettatore. Sopratutto dagli amanti del Metal, genere musicale da sempre accostato al demonio e ottimamente amalgamato alla narrazione del film, sia come aspetto caratteristico della famiglia che come commento sonoro degli eventi. Buone le prove dei protagonisti con un terzetto di attori convincente: Embry, Glasco e Vince. Di notevole impatto anche l’utilizzo della suspense e quello del sangue che, anche se in poche occasioni, scorre convincentemente, riportando alla mente il lavoro slasher d’annata svolto da Byrne con il suo precedente film.
Perché non guardare The Devil’s Candy
Le buone notizie, per questa nuova uscita entrata nella lista delle interessanti proposte del marchio Midnight Factory, purtroppo finiscono qui. Intendiamoci The Devil’s Candy non è un brutto film, onestamente si lascia seguire senza annoiare dall’inizio alla fine ma è un horror innocuo. Un film del terrore di nuova concezione, molto teen, costantemente alla ricerca di metafore legate alla realtà, questa volta alla famiglia, ancorato però ad una sceneggiatura piatta, logorroica e ricca di elementi che non trovano un vero epilogo, il curatore della galleria d’arte, e scelte etiche, il dilemma di Goethe e sul cosa si è disposti a sacrificare in cambio di fama e successo, che non convincono completamente. L’idea dell’autore di elevare il suo progetto su più livelli narrativi si infrange nella poca disponibilità dello stesso di chiudere il cerchio, tutto si rivela non amalgamato come ci si aspetterebbe. La credibilità della storia scritta dallo stesso Byrne non può che naufragare in un mare di perché.
Vedibile ma non imperdibile.