Presentato nella sezione Quinzaine des réalizateurs del 70esimo Festival di Cannes, Roberto De Paolis esordisce nel lungometraggio con Cuori Puri, una storia d’amore di periferia tra due ragazzi agli antipodi alla ricerca di una purezza che li salvi.
Scritto da Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano e Roberto De Paolis, Cuori Puri, presentato nella sezione Quinzaine des réalisateurs del 70. Festival di Cannes ed esordio nel lungometraggio per Roberto De Paolis, racconta una storia d’amore di periferia tra due ragazzi, Stefano (Simone Liberati) e Agnese (Selene Caramazza), l’uno cresciuto nei palazzoni tra la microcriminalità, e l’altra in una comunità cattolica molto attiva con una madre (Barbora Bobulova) osservante ai limiti dell’estremismo. Un amore impossibile messo alla prova dalla realtà che li circonda e per il quale dovranno rinunciare ai loro punti di riferimento e alle loro certezze.
In una periferia romana che trasuda tensione nella co-abitazione tra italiani e stranieri, profughi, ‘diversi’, caratterizzata da una repulsione dettata dalla paura e dalla crisi che morde alle caviglie, Cuori Puri struttura la sua narrazione attorno a un racconto morale e di formazione che ha il suo nucleo propulsore in questioni pertinenti lavoro, casa e immigrazione, ed è veicolato da uno stile generoso nei confronti dei suoi interpreti, ma pieno di incertezze sul percorso da intraprendere e sui suoi obiettivi.
De Paolis, con stile quasi documentaristico, pedina i suoi protagonisti, li segue da vicino, come un’ombra, illuminandoli d’attenzioni, tra sinceri sorrisi, perplessità e menzogne, restituendo allo spettatore la miseria di una periferia abbandonata, dove una madre cerca di salvare la propria figlia imponendole come unica via si salvezza una fede religiosa; altrimenti l’alternativa è la criminalità o poco altro. Raccontando sullo sfondo una Chiesa aperta e contemporanea, fisicamente impersonata da un prete filosofo che ha i lineamenti bonari di Stefano Fresi, una presenza più umana, terrena, rispetto a quella radicale di una Barbora Bobulova violenta dinanzi alla ribellione della figlia maggiorenne, Cuori Puri enfatizza gli estremi costringendo i suoi due protagonisti ad uscire dai rispettivi schemi prestabiliti per venirsi incontro.
Inizia e finisce con un inseguimento nella periferia romana Cuori Puri: forte della fisicità schietta e sensuale dei due protagonisti e di una regia attenta e generosa con una camera tenuta a spalla a seguire i suoi personaggi, De Paolis porta in scena una società degradata dove ogni stereotipo si rivela privo di ogni fondamento, dove buoni e cattivi esistono ovunque ed in tutti gli strati sociali.
Commento Finale - 65%
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Cuori Puri
In una periferia romana che trasuda tensione nella co-abitazione tra italiani e stranieri, profughi, 'diversi', caratterizzata da una repulsione dettata dalla paura e dalla crisi che morde alle caviglie, Cuori Puri struttura la sua narrazione attorno a un racconto morale e di formazione che ha il suo nucleo propulsore in questioni pertinenti lavoro, casa e immigrazione, ed è veicolato da uno stile generoso nei confronti dei suoi interpreti, ma pieno di incertezze sul percorso da intraprendere e sui suoi obiettivi. Inizia e finisce con un inseguimento nella periferia romana Cuori Puri: forte della fisicità schietta e sensuale dei due protagonisti e di una regia attenta e generosa con una camera tenuta a spalla a seguire i suoi personaggi, De Paolis porta in scena una società degradata dove ogni stereotipo si rivela privo di ogni fondamento, dove buoni e cattivi esistono ovunque ed in tutti gli strati sociali.