Il ritorno del britannico Michael Apted nell’action Codice Unlocked. Cast di livello, budget adeguato, medio intrattenimento. In sala dal 5 maggio.
E’ un prendere o lasciare Codice Unlocked. Il film diretto dal mestierante inglese Michael Apted (veterano della spy story made in UK, all’attivo tra i tanti Groky Park e un Bond con Brosnan) e prodotto ormai nel 2015, è un condensato di riferimenti alla questione contemporanea delle migrazioni e del terrorismo, messi insieme senza nessuna pretesa analitica bensì secondo i gloriosi canoni dell’action movie più dozzinale e vecchio stile.
La storia: l’agente Cia distaccato a Londra Alice Racine (Noomi Rapace), in sospeso dopo una missione fallimentare, è richiamata in servizio dal grande capo John Malkovic per sventare un imminente attentato batteriologico di matrice islamista ad un evento pubblico americano. C’è però una talpa nei servizi segreti, Alice sarà incastrata e con l’aiuto dell’ex marine Jack (Orlando Bloom) dovrà sventare in una corsa contro il tempo l’attentato islamico e provare la sua innocenza.
Non finirà nella sezione Spettacolo di Repubblica come “film da non perdere del weekend”, ma sarebbe ipocrita negare la gran simpatia che fa Codice Unlocked. Lo script fa fatica a nascondere la banalità del tutto (un occhio navigato individuerà la talpa alla sua prima apparizione sullo schermo), e non brilla certo per dialoghi o caratterizzazione: le motivazioni segrete del villain di turno mettono sincero imbarazzo sfiorando la parodia, e il fatto che il personaggio dell’ex super-agente traumatizzato sia interpretato dalla minuscola e inoffensiva Rapace invece che dal Bruce Willis per il quale sembra realmente scritto mette un po’ all’angolo la logicità causa-effetto delle azioni mostrate.
Se si passa avanti a tutto questo, Codice Unlocked è robusto e old school quanto basta per intrattenere qualunque pubblico: ritmo altissimo, durata saggiamente concentrata (98 minuti), lo scenario cupo dei projects londinesi, e addirittura il ritorno in grande stile del sangue e della violenza, grandi assenti di questi tempi nelle produzioni di medio-alto livello. Ma come titolo, locandina, trailer e marketing promettono, il grande protagonista è l’azione. La mano di un mestierante vero c’è ed è forte, e fin dalla prima scena Codice Unlocked mette in fila una sequenza tesa e veloce dietro l’altra (highlight: uno scontro di cecchini in riva ad un lago, un climax di ricetrasmittenti e visioni notturne). Chi dice noia, mente.
Comparto attori: come abbia fatto una produzione come Codice Unlocked a mettere insieme un simile cast è dura da comprendere. Di Noomi Rapace si è detto, apprezzabile lo sforzo atletico ma non è esttamente l’immagine condivisa dell’action hero. John Malkovich gigioneggia girando palesemente tutte le sue scene in un pomeriggio, Michael Douglas va in pilota automatico mentre Toni Collette come boss dell’MI5 è ottima e azzeccata. Due parole per Orlando Bloom: passati da una vita gli anni 2000 dello stardom più alto, l’ex volto soap di due delle più celebri saghe dello scorso decennio si sta da un po’ riciclando come icona-nostalgia, prima con Lo Hobbit, presto con il cinquantreesimo Pirati dei Caraibi. Fa dunque simpatia ritrovarselo qui, in questa versione 2017 dei quei direct-to-video con Steven Seagal degli anni ’90, nel ruolo secondario dello scagnozzo ambiguo e pericoloso, novello Gary Busey con tanta voglia di riscoprirsi violento e cattivo. Porta a casa la prestazione, come tutto Codice Unlocked: con molta ignoranza ma altrettanta voglia di fare.
Commento Finale - 60%
60%
Molta ignoranza e un pizzico di stupidità, ma Codice Unlocked porta a casa con mestiere il suo obbiettivo di intrattenere fino in fondo, per 100 tesi minuti di action movie vecchia scuola.