Dopo aver raccontato i figli viziati di un ricco imprenditore in Belli di papà, Guido Chiesa torna tra i banchi di scuola per raccontare, in Classe Z, una classe di reietti costretti a convivere in una sezione speciale che li esclude dagli altri alunni.
Scritto insieme a Renato Sannio e Alessandro Aronadio, Guido Chiesa abile e prolifero documentarista, si mette al timone, per la seconda volta dopo il successo di Belli di papà, di una commedia Classe Z, con’idea è quella di raccontare il mondo della scuola dal punto di vista dei giovani che la vivono. Il preside, i professori, i rappresentanti dei genitori e degli studenti sono riuniti in consiglio per decidere se procedere o meno con un provvedimento disciplinare nei confronti di Marco Andreoli (Andrea Pisani), giovane professore di italiano che ha abbandonato la sua classe, la quinta H di un liceo scientifico romano, a poca distanza dall’esame di maturità. Ma sono proprio i suoi ex studenti a irrompere nel consesso per difendere la reputazione del professore e chiedere che venga reinserito nell’organico. E raccontano come la loro classe sia il ghetto in cui la “scuola come azienda” ha relegato i “diversi”, ritenendoli spacciati.
Commedia che racconta della scuola attraverso il conflitto tra due ideologie didattiche: una più orientata verso l’efficienza, la meritocrazia e la selezione, un’altra più attenta agli studenti in quanto “persone”, alla loro crescita e creatività, Classe Z racconta il mondo della scuola, strumento di lettura dell’universo giovanile, con estrema leggerezza e attraverso dei personaggi stereotipati e decisi a tavolino. C’è la ragazza che va bene a scuola ma dal carattere irruento, la fashion victim (esordio al cinema per la youtuber Greta Menchi) apparentemente senza cervello che va avanti grazie alle raccomandazioni della madre, una coppia di gemelli cinesi che parlano romano, il casinista dedito agli scherzi, lo spaccone pluriripetente, l’erotomane apatico e l’introverso cronico.
L’istruzione è un diritto o è un privilegio? Quali sono i doveri di un insegnante, soprattutto quando è messo di fronte ai peggiori studenti della scuola? Guido Chiesa cerca di rispondere proprio a queste domande con un risultato abbastanza superficiale, risultando incapace di approfondire a fondo l’argomento interessante sul quale si concentra.
Caratterizzando un gruppo di personaggi stereotipati e scritti a tavolino, Classe Z è un prodotto non del tutto riuscito: in molti momenti riesce a far sorridere, ma lo spunto iniziale importante da cui era partito, non riesce a svilupparsi in modo adeguato e necessario. Difficile dire se i giovani spettatori riusciranno ad identificarsi nei personaggi che vedranno. Forse no, ma troveranno sicuramente, nella storia raccontata, verosimiglianza con la realtà che vivono.
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Classe Z
Dopo aver raccontato i figli viziati di un ricco imprenditore in Belli di papà, Guido Chiesa torna tra i banchi di scuola per raccontare, in Classe Z, una classe di reietti costretti a convivere in una sezione speciale che li esclude dagli altri alunni. Caratterizzando un gruppo di personaggi stereotipati e scritti a tavolino, Classe Z è un prodotto non del tutto riuscito: in molti momenti riesce a far sorridere, ma lo spunto iniziale importante da cui era partito, non riesce a svilupparsi in modo adeguato e necessario. Difficile dire se i giovani spettatori riusciranno ad identificarsi nei personaggi che vedranno. Forse no, ma troveranno sicuramente, nella storia raccontata, verosimiglianza con la realtà che vivono.