Tratto dalla serie di libri di Dav Pilkey, Capitan Mutanda, il goffo e coraggioso supereroe, diventa il protagonista dell’omonimo film d’animazione prodotto dalla Dreamworks Animation e presentato nella sezione Alice nella Città in occasione della 12˚ edizione della Festa del Cinema di Roma.
Focalizzata sulle origine del personaggio, la storia racconta di George e Harold due migliori amici e compagni di classe che frequentano una terribile scuola dove regna un preside autoritario, che impone ai suoi alunni una disciplina rigidissima. La noia che accompagna ogni momento della vita scolastica diventa per i due ragazzini il principale nemico da abbattere. Lo strumento magico che li aiuterà nella loro missione affonda le sue origini nella loro immaginazione: la penna dell’uno si mescola con i disegni dell’altro, e nasce il personaggio inventato di Capitan Mutanda, protagonista dei loro fumetti.
Che cosa funziona in Capitan Mutanda
Una delle cose più belle del film è in assoluto l’animazione che gioca su diverse modalità di messinscena. Dal punto di vista grafico, il disegno è estremamente semplificato: i personaggi tratteggiati in figure inverosimili dai contorni stilizzati e lineari. Interpretando la noia scolastica, Capitan Mutanda da la possibilità ai più piccoli di immedesimarsi nella trama, semplice, lineare e comprensibile, e soprattutto in Harold e George, mortalmente annoiati dalla ripetitività e inconsistenza della quotidiana lezione in aula.
Perché non guardare Capitan Mutanda
Indirizzato esclusivamente ad un pubblico sotto i dieci anni, il film non convince gli over ma potrebbe deludere perfino i bambini. La caratterizzazione dei personaggi si macchia poi di pressappochismo: accennando solo brevemente ad alcune sfaccettature dei singoli protagonisti tutta la rosa principale di bambini e adulti si conferma come estremamente stereotipata e bidimensionale, incapace di offrire un appiglio narrativo solido e sviluppato.
Nonostante una storia editoriale di vent’anni alle spalle, Capitan Mutanda esalta il potere della fantasia dei bambini, restituendo sul grande schermo il brio e l’irriverenza del fumetto originale attenuando, però, modelli di ribellione e di disobbedienza a regole preordinate.