Autopsy: Bisturi alla mano per l’horror di André Øvredal, nelle sale cinematografiche italiane dall’8 marzo 2017 con M2 Pictures.
Tommy Tilden (Brian Cox) è un esperto medico legale di un obitorio in Virginia che gestisce con suo figlio, Austin (Emile Hirsch). Un giorno lo sceriffo del posto arriva con un caso di emergenza, il cadavere di una donna sconosciuta ritrovato in un seminterrato a seguito di un pluriomicidio. Sembra un caso come tanti, ma nel corso dell’autopsia i due professionisti vengono man mano turbati da nuove, terrificanti scoperte. Il corpo della donna è perfettamente conservato all’esterno, ma all’interno è stato smembrato e rimangono segni di cicatrici e bruciature, come se fosse stata vittima di un orribile e misterioso rituale di tortura. Mentre padre e figlio cercano spiegazioni scientifiche plausibili a queste scoperte raccapriccianti, cose sempre più inspiegabili sembrano succedere nell’obitorio.
“Ogni corpo nasconde un segreto” dice Tommy al figlio in quella notte tempestosa, e il corpo di quella Jane Doe è pronto per svelare, un taglio alla volta, il suo segreto. Con il procedere dell’autopsia tutto quello che succede mette in crisi i personaggi: Tommy e Austin sono due professionisti esperti, abituati al loro inquietante mestiere che svolgono sulla base di rigide regole scientifiche. In una notte tutte le loro convinzioni vengono spazzate via; un taglio dopo l’altro il corpo svela loro qualcosa ma fa accadere anche qualcosa.
La primavera è alle porte, le prime belle giornate si affacciano sul nostro Paese, ma noi che siamo cupi dentro e adoriamo l’horror possiamo rinfrancarci da tutto questo splendore e gioia di vivere con una polposa serie di uscite horror al cinema. Tra queste troviamo, Autopsy, fatica del regista norvegese André Øvredal, che ci porta direttamente all’interno di un obitorio e ci rinchiude dentro buttando la chiave. Non è un horror “perfetto” (sempre che ne esistano), spesso si ha la sensazione di sapere già cosa sta per accadere (ma forse è perché chi è un fanatico di film horror, ormai sa cosa aspettarsi), tuttavia è comunque ben costruito, sembra quasi ricalcare le orme delle storie di Sherlock Holmes: parte da quello che conosciamo per arrivare alla risoluzione del mistero.
Autopsy sa giocare con le paure dello spettatore da varie angolature: dalle atmosfere dense e claustrofobiche dell’obitorio sotterraneo dei Tilden, al fatto che non si sa praticamente nulla di Jane Doe. Ha comunque in sé quegli elementi classici che amiamo: la radio che si accende da sola e si sintonizza sulla canzone ” inquietante” di turno, ombre terrificanti, presenze che ci sono o forse no. A cui si aggiunge l’elemento misterioso del corpo sconosciuto. La tensione è ben tenuta nel suo crescendo e nonostante le piccole pecche accennate sopra, non arriva ad annoiare lo spettatore allungando troppo il brodo come spesso capita.
Si poteva fare di più ma forse sarebbe stato poi un altro film.
Commento Finale - 65%
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Autopsy, diretto dal norvegese André Øvredal, arriva poco prima dell'inizio di primavera a portare una nube inquietante e gotica. Atmosfera claustrofobica e densa che va ad appesantire ancor di più uno dei luoghi più lugubri e inquietanti per eccellenza: l'obitorio. Un horror che ricalca le storie di Sherlock Holmes abbracciando la tematica della stregoneria. Non adatto ai deboli di stomaco, ma nemmeno troppo spaventoso, procede a ritmo sostenuto per una durata di 86 minuti, quanto basta per non annoiare e non allungare troppo il brodo.