L’esordiente Rob Burnett dirige Paul Rudd nella commedia no-budget Altruisti si Diventa, già distribuita su Netflix. Road-movie, strana coppia, provincia Usa e corredo di outsider vari nel più classico dei film da Sundance.
Zero budget, piccolo romanzo edificante di medio successo alla base, trenta giorni scarsi di riprese, la bandiera della commedia indie over-40 Paul Rudd sulla locandina (insieme a Selena Gomez in cerca di una nuova credibilità da attrice impegnata). Presentato al Sundance, distribuito su Netflix. Le coordinate generali di Altruisti si Diventa sono già tutte in questi dettagli.
La storia in due righe vede l’ex scrittore Ben (Rudd) cercare di reinventarsi caregiver (neologismo politically-correct per il lavoro in Italia brutalmente noto come badante). Non riesce a separarsi dalla moglie che pure non lo sopporta più, ed è ossessionato dall’idea di aver indirettamente causato la morte del figlio tempo prima. Ben finirà col trovare impiego come caregiver di Trevor (Craig Roberts), diciottenne paralitico aggressivo e insopportabile, appena trasferitosi nel grigio Nordovest Usa dall’Inghilterra, con tutti i problemi di ambientamento che ne derivano. Seguirà viaggio attraverso il continente con pretesto che non sveliamo, durante il quale i due incroceranno una serie di personaggi emblematici e impareranno a sopportarsi e superare i rispettivi problemi.
A livello produttivo, Altruisti si Diventa è talmente studiato da sembrare un Bignami di ogni topos narrativo concepito negli ultimi quindici anni in ambito di commedia Sundance. Di base rimane l’irrinunciabile spunto di Little Miss Sunshine, ascritto alla Costituzione del Film Indie nel 2006 e da allora spunto per circa 3-4 prodotti simili all’anno (il più eclatante tra gli esempi recenti, Captain Fantastic). Dunque: protagonisti “marginali” in viaggio negli Usa freddi e insensibili delle persone normali – sempre ritratte con disprezzo; i personaggi archetipi incontrati lungo il percorso, dalla ragazza in fuga dalla provincia dura alla contadinotta incinta con il marito in guerra: c’è la diffidenza iniziale della strana coppia, il rifacciarsi le rispettive debolezze (immancabile “You’re not my father!”), il finale enfatico in cui si viene a patti con le proprie difficoltà.
Il secondo padre putativo del film è, va da sé, il kolossal francese Quasi Amici. Senza particolare vergogna Altruisti si Diventa fa suo lo spunto (comunque di per sé troppo generico per urlare al plagio), ribaltandolo quanto basta per non trovarsi tra le mani una fotocopia difficile da giustificare non in ottica di remake. In questo caso ci si limita a dare al paraplegico il ruolo dello sboccato clownesco, rendendo l’infermiere suo malgrado quello timido e represso dei due. Come già nel semisconosciuto Workers del 2012, film a episodi italiano con Pannofino e Tiberi nei due ruoli. Paragoni con Profumo di Donna lasciano il tempo che trovano.
Assunto di avere tra le mani un film di genere, codificato e studiato a tavolino tanto quanto lo possa essere un blockbuster Marvel in scala minore, come si valuta la riuscita di un film così?
Il produttore tv Rob Burnett alla regia è un esordiente, e a parte riciclare qualche soluzione visiva wesandersoniana non fa granché per mettersi in luce, scivolando pure maldestramente in diverse scene chiave (il flashback sulla morte del figlio di Ben, dalla dinamica involontariamente comica). Rimane da valutare l’impatto puramente epidermico di Altruisti si Diventa, da feel-good movie: e allora di stroncarlo non ce la si sente, perché a Rudd si vuol sempre bene, Craig Roberts è fantastico e la chimica tra i due regge. Selena Gomez in un ruolo alla Kristen Stewart versione inizio carriera è inguardabile, ma quando nel finale spunta Bobby Cannavale truccato da camionista del Midwest a spiegarci il valore dei buoni sentimenti si finisce per dare tutto per buono. E lasciamo che la bilancia penda su sopportabile.
Commento Finale - 55%
55%
Commedia indie leggera e classica nell'impostazione. Guardabile.