“150 milligrammi”: Arriva in sala il 9 Febbraio l’ultimo film di Emmanuelle Bercot, al cinema lo scorso anno con “A testa alta”. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, racconta il tentativo di una coraggiosa dottoressa di far ritirare un farmaco letale dal commercio.
Nell’ospedale di Brest, una pneumologa comincia ad avere dei sospetti riguardo ad una pillola dimagrante. Molti dei suoi pazienti cardiopatici, hanno assunto il Mediator, che secondo la protagonista è la causa principale della loro patologia. Aiutata da un lungimirante team di ricerca, comincia la sua lotta nei confronti della casa farmaceutica che non è assolutamente disposta a ritirare il suo prodotto dal commercio. Un impresa titanica che però Irène Frachon (Sidse Babett Knudsen) intraprende con coraggio e determinazione, spinta dalla grande cura che riserva nei confronti dei suoi pazienti.
L’argomento trattato è sensibile anche se non del tutto immediato. La lotta della protagonista è doverosa ma ad una prima visione, occorre seriamente concentrazione per calarsi completamente in una vicenda troppo tecnica per il pubblico. La regista riesce comunque a rendere la storia accessibile, facendone una questione morale più che medica, così che sia più facile approcciarsi emotivamente alla storia.
“150 milligrammi” zoppica per un problema di scrittura più che di idea: la struttura narrativa è disorganica e sproporzionata, il ritmo è sbagliato. I tre atti tradizionali sono presenti, ma imprecisi. La prima parte della vicenda è confusa e troppo dinamica, manca completamente un set up e si entra direttamente nell’azione. Il secondo atto è interminabile, piatto, pieno di punti morti e continue riprese. L’intenzione non è mai chiara e continuano a sovrapporsi ostacoli su ostacoli, che allungano troppo il brodo e fanno perdere l’attenzione. Il finale è molto sottotono rispetto agli atti precedenti, si protrae con una coda decisamente evitabile, senza cambiare mai ritmo.
Il problema della pellicola sta quindi in una sceneggiatura pigra, che invece di rendere la vicenda dinamica ed emozionante, la appiattisce. Il lavoro di regia e interpretazione sono opposti a quello di scrittura: anche non privi di cliché, danno vita a personaggi e situazioni interessanti. Sidse Babett Knudsen è coinvolgente sprigiona simpatia e vitalità in ogni scena.
La storia che Emanuelle Bercot vuole portare sullo schermo in “150 milligrammi“ è forte e sincera, lontana dai vezzi autoriali che si era presa nella pellicola precedente. Manca tuttavia di carica e la sua scrittura scolastica finisce per farla percepire come una storia vecchia e grigia.
Commento Finale - 62%
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La regista parigina torna a portare sullo schermo storie dal forte impatto sociale, con una componente vagamente polemica. La storia segue Irène Frachon, intrepida dottoressa decisa a far ritirare una nociva pillola dimagrante dal mercato. Film convenzionale, non brillante, ma intrigante se eseguito correttamente. Gli interpreti sono interessanti, mentre la struttura narrativa presenta diverse carenze, protraendosi eccessivamente nel raccontare una storia non particolarmente travolgente.