Si è conclusa da qualche settimana la prima stagione di Wastworld, serie fantascientifica basata sull’omonimo romanzo di Micheal Crichton e prodotta da J.J.Abrams e Jonathan Nolan. L’ennesimo prodotto HBO , trasmesso in Italia su Sky Atlantic, finito immediatamente sulla bocca di tutti e diventato, in breve tempo, uno dei cult televisivi dell’anno.
Un prodotto come “Westworld” ad una prima occhiata può sembrare un miscuglio di elementi già visti, non propriamente originali, sia in ambito cinematografico sia in quello televisivo, ed effettivamente per molti aspetti, questa breve descrizione si rivela veritiera. Senza addentrarsi troppo nei dettagli, la serie è incentrata sul parco da cui prende il nome, in cui gli spettatori vengono trasportati in una esperienza tuttora irrealizzabile, rappresentata dalla possibilità di vivere mirabolanti avventure in un’ambientazione western, i cui abitanti non sono altro che droni creati dai dipendenti del parco per regalare al pubblico un livello di realismo sempre più alto.
Tutto ciò risulta indubbiamente derivativo, anche perché al giorno oggi realizzare un progetto a tema fantascientifico puramente originale è un’impresa decisamente ardua. La potenza di “Westworld” nasce dalla qualità con la quale tutti questi cliché della fantascienza, moderna e non, sono messi in gioco e sono comunque in grado di scaturire un interessante riflessione sull’intelligenza artificiale e sulla sua natura, che pur non rappresentando una novità, è materia sempre più attuale e regala sempre il suo perché allo spettatore. Il vero e principale pregio della serie risiede invece nel cast, che nella gran parte dei casi si rivela molto azzeccato, a cominciare dalla protagonista Dolores, uno degli androidi che si trova a “Westworld” e che avrà un ruolo chiave all’interno della vicenda, interpretata da una Evan Rachel Wood mai così in parte. Per non parlare dei due giganteschi Antony Hopkins, nei panni del creatore del parco, “Tom Ford”, e Ed Harris, in quelli del misterioso Uomo in Nero, che confermano la loro inestimabile bravura. A tal proposito lascia piuttosto basiti l’esclusione di entrambi dalla rosa dei nominati ai Golden Globes.
Regia e sceneggiatura, purtroppo, non sempre sono all’altezza del grande gruppo di attori messo a disposizione dalla produzione. La prima, pur essendo a tratti in evidente ricerca dell’elemento spettacolare, soprattutto tramite panoramiche ed intensi primi piani, non presenta una particolare impronta che renda palpabile l’apprezzamento nei suoi confronti. Infine, per quanto riguarda la scrittura, ad opera di Jonathan Nolan, fratello del più famoso Christopher, si rivela piuttosto altalenante sia per la gestione dell’intreccio narrativo, talvolta fin troppo dilatato, causando un livello di attenzione scostante da parte dello spettatore, sia per quella dei personaggi, le cui decisioni e scelte in certe occasioni risultano poco chiare, forse a causa di una mancata introspezione dei suddetti.
Considerati tutti i pregi e difetti dello show, “Westworld“, si candida ad essere una delle serie TV più interessanti e intriganti del prossimo anno. In attesa della prossima stagione, vi consigliamo di recuperare il film omonimo del 1973, diretto dal grande Michael Crichton con protagonista l’indimenticabile Yul Brynner.
Commento Finale - 70%
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“Westworld”, pur ambendo a diventare un fenomeno sociale ed una rivoluzione del campo seriale, non si presenta come il capolavoro da molti decantato, in primis per una sceneggiatura non sempre eccezionale e per la mancanza di innovazione della materia originaria. Riesce tuttavia ad elevarsi dalla massa delle produzioni odierne, grazie ad un’intelligente impostazione dell’elemento déjà-vu dell’opera e ad un cast di prim'ordine.