Tre storie di dolore e di carità si intrecciano in Un mercoledì di maggio, esordio alla regia di Vahid Jalilvand.
Premiato al Festival di Fajr nel 2015 a Teheran, e vincitore del premio FIPRESCI nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia 2015, Un mercoledì di maggio intreccia le storie di due donne attirate da uno strano annuncio sul giornale di un uomo, Jalal, che è pronto a regalare un’ingente somma di denaro a chi dimostra di averne davvero bisogno. Inevitabilmente il destino delle due donne andrà a incrociarsi con la terza storia, quella di Jalal, e con i motivi che lo spingeranno a compiere tale gesto.
Mercoledì 9 maggio, lunghe file di poveri e di afflitti si affollano fuori un edificio in un raffinato quartiere di Teheran. Un annuncio insolito sul quotidiano offre 30 milioni di tomans (circa 10.000 $) per chi ne ha bisogno. Sopraffatta dai grandi numeri, la polizia locale cerca di disperdere la folla prima di partire con Jalal (Amir Aghaei), l’uomo che ha effettuato l’annuncio. Si apre così Un mercoledì di maggio, con immagini e scatti della folla, composta da disabili, sfigurati, donne, vecchi, bambini, che registrano un’autenticità quasi documentaristica.
Alla porta dell’ufficio dell’insegnante si ritrovano, quindi, Setareh, fresca sposina incinta in cerca di soldi per ottenere la scarcerazione del marito, e Leila, ex fidanzata di Jalal ora alle prese con un marito invalido che potrebbe recuperare la salute con un costoso intervento. I due primi drammi raccontati ci fanno credere di essere di fronte ad un film quasi episodico, sensazione che svanisce nel terzo racconto, quello di Jalal che finisce per racchiudere i tre drammi di ingiustizia e sofferenza in un unico grande racconto.
La sceneggiatura, scritta da Jalilvand con Ali Zarnegar e Hossein Mahkam, è ben articolata e funziona bene come critica sociale, provocando alcune domande interessanti circa la carità fatta per motivi sbagliati e mettendo in evidenza la sofferenza delle donne in questa cultura patriarcale. Non ultimo, inoltre, il dramma della scelta del professore, che ben evidenzia le difficoltà di un paese segnato da contrasti stridenti, con un oceano di disagiati la cui unica possibilità di miglioramento ricasca sulle spalle di poche, volenterose anime pie che suppliscono alle mancanze dello Stato.
“A tutti gli Jalal, alle persone comuni che cercano la sofferenza negli occhi degli altri e non sono mai riuscite a farsi ascoltare dai governi, dagli uomini di stato, da quelli che hanno il potere per chiedere aiuto, alle persone che non sono mai state indifferenti al dolore negli occhi delle persone.” Esordio interessante e suggestivo, Un mercoledì di maggio ci regala una storia semplice ma impeccabile nei propri incastri e nella lucida rappresentazione umana, con una regia pulita e supportata da un cast di attori di straordinaria efficacia.
Commento finale - 65%
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Un mercoledì di maggio
Critica alla società e al modo in cui è governata e tributo all'essere umano che si sente parte della società, Un mercoledì di maggio racconta tre storie che vanno ad incastrarsi sotto il comune denominatore del dolore e della carità. L'esordio alla regia di Vahid Jalilvand si rivela, così, interessante e suggestivo per la semplicità e la pulizia della regia e per la storia articolata e lucida nel descrivere la società iraniana.