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Un americano a Parigi – Recensione – Un Film di Vincente Minnelli

Il 9 Giugno torna in sala un classico del musical targato 1952, “Un americano a Parigi” di Vincente Minnelli, nella sua versione restaurata. Vincitore di sei premi Oscar, presentato a Cannes nel 1952, il film si è affermato da subito come un cult del genere.

Tratto dall’omonimo componimento di Gershwin, interpretato e coreografato dall’immortale Gene Kelly, la pellicola racconta le avventure di Jerry Mulligan (Kelly), un americano che finita la guerra ha prolungato il suo soggiorno a Parigi per cominciare una carriera da pittore. Viene avvicinato da una ricca e facoltosa Mecenate, l’affascinante Milo Roberts (Nina Foch), ma prima che la loro storia possa cominciare, il nostro protagonista si innamora di una deliziosa commessa francese,Lise Bouvier (Leslie Caron), che però non sa essere già fidanzata con un suo amico.

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Personaggi memorabili e atmosfere da sogno caratterizzano questa delicata e piacevole pellicola. La trama, sebbene rientri nei canoni tipici della vicenda Hollywoodiana, è avvincente e la storia d’amore funziona. Gli intrighi non mancano e si fondono sullo schermo il genere del musical, della commedia degli equivoci e del dramma romantico. I protagonisti sono eleganti e ben caratterizzati, dal personaggio di Kelly, un affascinante e talentuoso pittore, alla giovane e graziosa Lise, non canonicamente bella, ma elegante e leggera in tutte le sue variazioni. Anche i personaggi secondari sono memorabili, primo fra tutti l’amico compositore di Jerry, Adam Cook (Oscar Levant), il genio folle della musica, protagonista di una meravigliosa sequenza che lo vede ad interpretare tutti i componenti di un orchestra diretta da lui.

Le scene ballate sono la parte più piacevole e sorprendente del film, grazie alle coreografie ipnotiche di Kelly che, attraverso le musiche di Gershwin, consacra il suo genio. Una menzione a parte è necessaria per il balletto “Un americano a Parigi” che costituisce l’ultimo atto pellicola. La trama viene sintetizzata attraverso l’elegante danza tra i due protagonisti, aiutati da costumi e scenografie che tolgono il fiato.

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Un americano a Parigi è stato definito da subito un classico del suo genere e merita sicuramente di essere rivisto in versione restaurata. Regge bene i segni del tempo e nonostante la narrazione sia lenta e ormai quasi banale per il pubblico odierno, resta una pellicola piacevole e raffinata. Le musiche e i balletti sono a se un opera d’arte, un susseguirsi di meraviglie di cui si è perduta l’abitudine.

Regia: Vincente Minnelli Con: Nina Foch – Gene Kelly – Leslie Caron – Oscar Levant – Georges Guétary  Anno: 1951 Durata: 105 min. Paese: USA Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis
Il 9 Giugno torna in sala un classico del musical targato 1952, "Un americano a Parigi" di Vincente Minnelli, nella sua versione restaurata. Vincitore di sei premi Oscar, presentato a Cannes nel 1952, il film si è affermato da subito come un cult del genere. Tratto dall'omonimo componimento di Gershwin, interpretato e coreografato dall'immortale Gene Kelly, la pellicola racconta le avventure di Jerry Mulligan (Kelly), un americano che finita la guerra ha prolungato il suo soggiorno a Parigi per cominciare una carriera da pittore. Viene avvicinato da una ricca e facoltosa Mecenate, l'affascinante Milo Roberts (Nina Foch), ma prima che la loro storia possa cominciare, il…
Commento Finale - 85%

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Tra balletti mozzafiato, sequenze in grande stile, tipiche della Hollywood anni '50, Un americano a Parigi è l'emblema perfetto della meraviglia perduta dei musical. Elegante, raffinato e piacevole, non invecchia e torna sui nostri schermi, permettendoci di gustare nuovamente un film "come non se ne fanno più".

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About Alice De Falco

Innanzitutto è fondamentale dire che prova molto imbarazzo nel descriversi in terza persona, ma cosa non si fa per la gloria. Al mondo da fine 1996, fa le scuole (come tutti) e poi le finisce (come quasi tutti), dicendo addio al liceo scientifico e ciao al magico mondo del cinema. Da grande vuole fare la regista, avere un sacco di soldi e possibilmente sposare Wes Anderson anche se è un po’ brutto.

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