Definito il sequel spirituale dell’acclamato “Dazed and Confused” (La vita è un sogno), il 16 Giugno arriva al cinema “Tutti vogliono qualcosa”, ultimo film di Richard Linklater. Attraverso il protagonista Jake, assistiamo a tre folli giorni prima dell’inizio delle lezioni in un college del Texas. Tra giocatori di baseball, notti sempre più movimentate e tentativi conquista, il regista ci immerge nel vivo della comunità universitaria americana.
Richard Linklater si dimostra ancora una volta tra i registi che meglio analizzano il comportamento umano, attraverso una forte sensibilità e totale mancanza di giudizio. Il suo studio sulla crescita e sul comportamento viene portato avanti, in questa pellicola, in una chiave più leggera e umoristica rispetto al passato. L’età del college era una tematica ancora assente tra le sue opere e “Tutti vogliono qualcosa” è giunto per colmare questa lacuna della sua filmografia. La vicenda si svolge in soli tre giorni, concentrando quindi nel minor tempo possibile tutti gli avvenimenti salienti. Il susseguirsi quasi isterico di feste, allenamenti, ragazze, litigate, è reso ancor più frenetico da questa scelta temporale. La vitalità dei protagonisti, la loro ossessione del vivere il presente, è fortemente e giustamente accentuata.
I temi analizzati dal regista sono molteplici e vengono inseriti in un seguirsi di tipologie di studenti. Si passa con noncuranza dalla festa punk, ai party sperimentali degli studenti di teatro, alla disco, riassumendo tutti gli “stereotipi” degli anni ’80, mantenendo una forte dose di umorismo dissacrante e piacevolmente parodistico. Pedine di questa corsa frenetica sono i giocatori della squadra di baseball: un concentrato di testosterone, muscoli e stupidità. Tutti i personaggi maschili sono ritratti come un affettuosa presa in giro, una caricatura di quello che è il “maschio alpha” nella cultura popolare. I comportamenti sono portati all’esasperazione, risultando esilaranti e mai offensivi. Attraverso le loro esperienze ci immergiamo nel loro mondo, nel loro modo di fare animalesco, nei loro scherzi interni, e tutto ci sembra perfettamente normale e divertente. Linklater racconta dall’interno, è un occhio amico dei protagonisti dei quali descrive i comportamenti ridicoli senza giudicarli. Lo spettatore è straniato, non gli è offerta la realtà ma solo un interpretazione di essa.
Superficialmente può sembrare una commedia demenziale, tutta muscoli e feste pazze, battute squallide e discorsi che toccano argomenti molto poco intellettuali. Tuttavia, attraverso le atmosfere anni ’80 perfettamente ricostruite ed esteticamente appaganti, il regista guarda con nostalgia ed affetto un’età che tutti attraversiamo, abbracciandone la vanità e la stupidità. C’è molta cura per i personaggi, vero cuore della vicenda: ogni componente della squadra è unico e ben caratterizzato. Tra i personaggi più memorabili è impossibile non citare Finnegan (Glen Powell), esilarante, stupido e filosofico allo stesso tempo, magnificamente interpretato.
“Tutti vogliono qualcosa” è spassoso, è impossibile non ridere dalla prima all’ultima scena, ma come ogni film di Linklater non mancano le riflessioni che ne possono derivare. Più colorato e allegro di “Dazed e Confused“, tuttavia ugualmente emblematico, cristallizza con nostalgia e affetto un’epoca e un’età.
Commento Finale - 83%
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Esilarante, frenetico, colorato. La pellicola è un allegro e sapiente ritratto di tre giorni in un college americano del Texas. Tra battute incredibilmente stupide e testosterone, entriamo nel mondo di una squadra di baseball. Non ci si annoia e si ride moltissimo. Più leggera rispetto alle altre pellicole di Linklater, ma non per questo priva di spunti di riflessioni.