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The Young Pope – Recensione della serie TV diretta da Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino fa il primo passo nell’universo televisivo con “The Young Pope”, di cui si è conclusa da qualche settimana la prima stagione andata in onda su Sky Atlantic, che rappresenta una perfetta fusione tra televisione e cinema, dando come risultato un vero e proprio trattato sulla chiesa di oggi.

Sfruttare il mezzo televisivo ed elevare la sua programmazione ad una dignità artistica tipica della settima arte è senz’altro un’operazione difficoltosa. “The Young Pope” incarna uno dei rari esempi di perfetta coesione tra prodotti fruibili su grande e su piccolo schermo, nobilitando egregiamente quest’ultimo: difatti è stato pure presentato durante la scorsa Mostra del cinema di Venezia.

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Definibile come una pellicola della durata di dieci ore, distaccandosi dall’attuale concezione di produzione televisiva, questa prima stagione di “The Young Pope” narra le vicissitudini di Lenny Belardo, conosciuto come Pio XIII, primo papa americano e di così giovane età. Il processo evolutivo a cui viene sottoposto nel corso del suo primo anno come papa, passando da un conservatorismo decisamente retrogrado ad una concezione di religione basata sull’amore verso il prossimo, ne sviscera completamente la psicologia, rivelandone la continua contraddizione intrinseca, comune denominatore di ogni essere umano. La trama quindi,non priva di qualche fragilità narrativa, non rappresenta l’ossatura di quest’opera: difatti è la poetica di Paolo Sorrentino a tenere le fila di questo “gioco di potere” nelle stanze vaticane, mai così concreta e palpabile.

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Jude Law delinea ogni singola sfaccettatura di questo giovane papa tanto tormentato dal passato quanto dal presente, dando vita ad una figura mastodontica nel suo essere anticonformista ed inedita (esattamente come la sigla della serie, nella quale si ritrova a sogghignare beffardo tra un occhiolino che infrange la quarta parete e un altro, accompagnato da una frizzante cover di All long the watchower di Jimi Hendrix). La vera sorpresa all’interno del cast però è Silvio Orlando che, pur trovandosi a recitare prevalentemente in lingua inglese, dimostra un’incredibile spontaneità nel gestire duetti con un attore più navigato per quanto riguarda produzioni multimilionarie come Jude Law: il suo cardinale Voiello regala allo spettatore molti tra i momenti cult dell’intera stagione di “The Young Pope” .

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Il discorso imbastito dall’autore napoletano viene quindi condito dalla propria estetica barocca, delle numerose sequenze oniriche ed allegoriche e dal tipico umorismo che lo ha sempre contraddistinto sin dalla sua prima pellicola che, entrando in contrasto con la serietà della materia trattata, crea un effetto di estraniazione come se il microcosmo sorrentiniano rappresentasse una realtà parallela alla nostra.

In questo caso però l’impronta stilistica risulta meno magniloquente rispetto ai lavori precedenti, evitando di sfociare in un’invasiva pomposità proprio a causa del differente mezzo a cui si approccia il regista e contemporaneamente ad una critica più mirata, realizzando un’analisi per nulla marginale. Emerge così il ritratto di una chiesa in evidente stato di corruzione e decadenza, che necessita di un sovrano illuminato di machiavelliana memoria che sia in grado di “bonificare” il marcio di questa fin troppo stagnante Città del Vaticano: Pio XIII prenderà progressivamente coscienza di essere proprio lui l’uomo adatto a questa importante mansione.

Paolo Sorrentino fa il primo passo nell'universo televisivo con "The Young Pope", di cui si è conclusa da qualche settimana la prima stagione andata in onda su Sky Atlantic, che rappresenta una perfetta fusione tra televisione e cinema, dando come risultato un vero e proprio trattato sulla chiesa di oggi. Sfruttare il mezzo televisivo ed elevare la sua programmazione ad una dignità artistica tipica della settima arte è senz'altro un’operazione difficoltosa. "The Young Pope" incarna uno dei rari esempi di perfetta coesione tra prodotti fruibili su grande e su piccolo schermo, nobilitando egregiamente quest’ultimo: difatti è stato pure presentato durante la…
Commento Finale - 90%

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Con The young pope Sorrentino si consacra ufficialmente come uno degli attuali volti non americani più influenti all'interno del panorama cinematografico e seriale, dimostrando di saper tenere le redini anche di progetti di proporzioni gigantesche. Allo stesso tempo però conferma non solo di saper preservare una personale individualità artistica ma persino di rinvigorire la propria linfa creativa.

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About Davide Colli

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