“The End of the Tour – un viaggio con David Foster Wallace” il film di James Ponsoldt, già presentato con successo al Sundance Film Festival 2015 e alla Festa del cinema di Roma 2015, arriva finalmente al cinema. Opera biografica, tratto dal libro “Come diventare se stessi”, racconta le memorie del giornalista David Lipsky e della sua intervista, durata cinque giorni, allo scrittore David Foster Wallace, scomparso nel settembre del 2008.
L’intervista è solo un pretesto per presentare allo spettatore la strana e momentanea relazione tra questi due paricolarti personaggi e della loro breve ma intensa amicizia. E’ interessante infatti come viene esaminata la meccanica che si instaura tra due estranei, costretti a passare insieme cinque giorni, andando a toccare varie tematiche con risvolti inaspettati. Si tratta di una pellicola molto “parlata”, i dialoghi sono lunghi e frequenti, ma ben scritti: è difficile che di fronte alle riflessioni inusuali del personaggio di Wallace cali l’attenzione. Unica pecca dal punto di vista di narrativo è la fugace e inutile storia d’amore. Risulta in parte irritante e distoglie dal vero fulcro della trama: la relazione tra i due protagonisti.
Jason Segel fa un lavoro meraviglioso e ritrae Wallace in maniera magistrale, riuscendo a portare sullo schermo questo personaggio ricco di sfaccettature, tormentato e particolare senza farlo risultare pesante. Jesse Eisenberg invece mantiene un’interpretazione media, non distaccandosi dal suo stile poco espressivo. Non stona con il resto del film ma un po’ più di carattere avrebbe giovato al suo personaggio.
La fotografia è interessante, accompagna in maniera omogenea la trama, focalizzandosi spesso sui primi piani dei personaggi; in questo senso il regista fa un lavoro molto preciso e organico. La sceneggiatura di fondo è semplice ma rende le frequenti conversazioni a due (tra Lipsky e Wallace), delle vere e proprie perle di saggezza, attraversando tutti gli argomenti possibili: dalla fama alle droghe passando alla solitudine e al cibo.
Quello che in America è stato accolto come un film incredibilmente insolito, per un pubblico ristretto, in Europa non è poi così bizzarro. Siamo abituati a questo genere di film, colmi di dialoghi ben scritti ma con una trama semplice su cui far evolvere una quantità minima di personaggi. “The end of the tour” sa essere un film piacevole e faticoso al punto giusto.