Il regista premio Oscar, Danny Boyle, torna al cinema con l’adattamento cinematografico dell’unica biografia autorizzata dallo stesso Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson e pubblicata in Italia da Mondadori.
Ricostruzione tangibile e certificata di un personaggio geniale quanto scomodo, feroce nella sua voglia di arrivare e prevalere. Un virtuoso della comunicazione che in molti scambiano per esperto di informatica e tecnologia. Steve Jobs era un visionario, un geniale imprenditore capace di immaginare e prevedere prima di altri il bisogno di milioni di consumatori. Un rivoluzionario per il mondo della tecnologia e del business che con le sue idee ha notevolmente modificato sei settori dell’economia: computer, cinema d’animazione, musica, editoria digitale, telefonia e tablet.
Affidato alla perfetta performance di Michael Fassbender, e del resto del cast dove spicca su tutti Kate Winslet (Joanna Hoffman), la pellicola ricostruisce la figura di “Steve Jobs” attraverso tre passaggi fondamentali della sua rivoluzione tecnico culturale. Attento ritratto delle dinamiche aziendali e umani di un uomo ricco di paturnie adolescenziali e un forte spirito combattivo. Personaggio scomodo all’interno dell’ambiente lavorativo guidato da un unico vero fuoco: prevalere. Nel film assistiamo alla sua scalata al successo, la sua cura maniacale per il dettaglio, la sua attitudine imperialista, il suo rapporto con i colleghi, gli avversari ma soprattutto con sua figlia, per anni rifiutata e osteggiata. Un rapporto padre e figlia soffocato dai ricordi di un’infanzia difficile.
Affresco cinematografico di un’icona della nostra epoca affidata alla sceneggiatura impeccabile di Aaron Sorkin (The Social Network). Caratterizzato da un’impostazione recitativa di matrice teatrale è un testamento inequivocabile dove il sacro e il profano si incontrano e ci riconsegnano finalmente l’uomo: Steve Jobs.