“Snowden” segna il ritorno al cinema di Oliver Stone con il film biografico incentrato sulla figura di Edward Snowden, celebre informatico che ha diffuso informazioni riservate sulla NSA (Sicurezza Nazionale Americana). Presentato alla Festa del Cinema di Roma la pellicola sarà nelle sale italiane dal 1 Dicembre.
Edward Snowden (Joseph Gordon-Levitt) è un genio del computer che non potendo servire il suo paese attraverso il servizio militare, a causa di problemi alle gambe, decide di iniziare una carriera nella CIA. La strada per il successo e le promozioni è breve e grazie ad un’intelligenza decisamente fuori dal normale, Snowden arriva a ricoprire incarichi di massima importanza per l’intelligence. Venendo a conoscenza di segreti di spionaggio del suo paese, la sua coscienza si risveglia, e da conservatore patriottico quale era, decide di compiere un gesto decisamente eroico e progressista, consegnando a dei giornalisti tutte le informazioni riservate che è riuscito a prelevare dalla NSA.
Come è facile immaginare la storia è ricca di dettagli, tecnici e non, gli eventi della straordinaria vita di questo uomo sono infiniti e un film non basta per descriverli tutti. Oliver Stone si impegna nel riportare la verità, cercando di renderla limpida e comprensibile, non tralasciando nessun passaggio che conduca poi allo sviluppo finale. Aiutato da Snowden stesso in fase di sceneggiatura, il regista cerca di drammatizzare e rendere cinematografica una storia prettamente tecnica, nel tentativo di divulgare gli atti eroici del suo protagonista.
Essendo così denso di avvenimenti e informazioni, “Snowden” perde carica drammaturgica e affatica eccessivamente lo spettatore, rendendo la sua durata (già di per se lunga) interminabile. I momenti intensi non trovano spazio nella formalità della narrazione e spesso l’impatto emotivo è relegato a brevi sequenze grafiche o inquadrature di grande impatto visivo ma dalla breve durata. Stone fallisce in parte nel tentativo di rendere cinematografica una storia molto tecnica, che richiede una spiegazione precisa impossibile da dare in un ambiente emotivo come quello della sala. Gli eventi si susseguono uno dopo l’altro ma dopo un crescendo iniziale il film si blocca e rimane sulla stessa corda per la restante ora abbondante. Manca un vero climax, manca il momento catartico nel quale temiamo per il nostro protagonista: la narrazione è piatta, le scene importanti sono talmente tante che è impossibile che quelle più importanti spicchino.
Quello che “Snowden” fa molto bene è divulgare la vita del suo protagonista, riportando la verità e permettendo a tutti di averne accesso facilmente. Le informazioni teoricamente complesse sono rese semplici attraverso dialoghi elementari e accessibili a tutti. Una volta visto il film si ha un’immagine chiara e precisa della vicenda trattata, delle persone coinvolte e degli intrighi politici dietro agli scandali. Grazie ad interpretazioni non eccezionali, ma chiare e ad una sceneggiatura salda e continua, il film non presenta punti oscuri e incomprensibili, come spesso accade quando ci si cala in questioni così poco accessibili.
La messa in scena è tipica del regista: alterna sequenze cinematograficamente noiose e canoniche, a brevi sprazzi di creatività. Il montaggio si fa in certi momenti inopportuno ed eccessivamente d’impatto, creando discontinuità con lo stile adottato fino a quel momento. Le sequenze grafiche, nonostante siano ben realizzate e esplicative, risultano inutilmente pompose, come se dovessero creare una forte drammaticità senza riuscirci.
“Snowden” non è un film spiacevole ma la quantità di eventi che lo caratterizzano può risultare eccessiva e troppo concentrata. Un biopic che divulga correttamente quello che secondo il regista è bene che tutti sappiano ma non eccelle in nessun ambito e può finire per essere abbastanza anonimo.
Commento Finale - 69%
69%
Il film è ottimo per quanto riguarda le informazioni che divulga al grande pubblico ma scarseggia di valore cinematografico. Stone cerca di mettere in scena quello che era già stato raccontato in un documentario, non creando però nulla di più emozionante. Le troppe scene lo rendono una sequenza di eventi interminabile, noiosa e stancante, che dopo la prima ora perde l'attenzione senza creare momenti di tensione per riconquistarla. Le interpretazioni dei personaggi secondari sono però particolarmente buone e danno spessore ad un cast pieno di grandi nomi e nuove promesse.