Basato sul libro di Liz Tucillo, già autrice di Sex and the city, Single ma non troppo, diretto da Christian Ditter che torna al cinema con una commedia sentimentale diametralmente opposta alla sua opera più recente, #ScrivimiAncora, decide di concentrarsi non sul racconto di una storia d’amore, ma sugli intermezzi tra una relazione e l’altra, quei periodi in cui tecnicamente dovremmo essere soli e concentrarci su noi stessi.
In una New York, non più ricca di inaugurazioni di bar e ristoranti ma ancora attiva tra feste nel proprio bar di fiducia, sui tetti di palazzi e il classico albero di Natale al Rockfeller Center, i nostri otto personaggi compiono un viaggio verso destinazioni diverse: matrimonio, una vita che non si sarebbero mai immaginati, e perché no, un’alba in cima a un canyon. In un’epoca in cui essere single consiste fondamentalmente nel passare da un incontro fortuito all’altro, tra mille serate con le amiche e notti dimenticate, il film tenta di mettere in evidenza la contrapposizione di due modi differenti di affrontare questa condizione: Alice e Robin, sono due ragazze con lo stesso desiderio ma che tentano di raggiungerlo in modo diametralmente opposto. Alice non è consapevole del suo modo di essere e di annullarsi con l’altro sesso allo stesso modo in cui Robin è invece perfettamente a conoscenza di tutti i meccanismi del suo modo di vivere.
Con la presenza scoppiettante di Rebel Wilson che regala perle di comicità, ma senza mai strafare, Single ma non troppo si concentra su un’innocente Dakota Johnson che tra una notte folle, un amico di letto e il fidanzato storico cerca di capire chi è e che cosa vuole. Un’interpretazione pulita che lascia la possibilità a una larga fetta del pubblico ad immedesimarsi, o a rivedere un po’ se stessi in un determinato periodo della propria vita. La sua apparente ingenuità può anche funzionare all’inizio della storia, ma perde totalmente di credibilità man mano che il suo personaggio cresce e si evolve. E così la protagonista finisce per essere messa completamente in ombra dai personaggi secondari che, seppur ben chiusi nel loro essere stereotipati e spigolosi, riescono a comunicare con il pubblico, a raccontare se stessi.
Puntando tutto sugli eccessi e sulle ossessioni dei single, Single ma non troppo evidenzia i lati positivi e negativi di una relazione sentimentale, racchiudendo in un solo racconto queste storie e questi diversi punti di vista sulla vita quando non si è in coppia. Lo fa con leggerezza e brio, ma anche con intelligenza, facendo riflettere lo spettatore, non solo intrattenendolo.