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Room Recensione – Un film di Lenny Abrahamson

Tratto dal romanzo Stanza, letto, armadio e specchio di Emma Donoghue, ispirato a quello che è noto come “caso Fritzl”, famoso fatto di cronaca di un padre austriaco che ha tenuto prigioniera in uno scantinato, per 24 anni, la figlia con la quale ha poi avuto sette bambini, Room utilizza il fatto di cronaca per parlare di rapporti umani scegliendo di filtrarli attraverso lo sguardo inconsapevole e vergine del piccolo Jack (un fantastico e talentuoso Jacob Tremblay), che nulla conosce al di fuori degli abbracci e delle parole materne.

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Fotografato in squallidi, colori tenui e stretti primi piani che deliberatamente vanificano il nostro senso dello spazio, il film ci mette subito a stretto contatto con Jack (Jacob Tremblay) e Ma (Brie Larson), l’unica altra persona che abbia mai visto o a cui abbia parlato. I due passano ogni minuto insieme in “room”, come la chiamano loro, ed ogni oggetto della stanza, come il tavolo, il wc, il lavandino, non è solo un elemento funzionale, ma un amico. Gli interpreti sono eccellenti, dal piccolo Jacob Tremblay alla sua mamma Brie Larson(vincitrice del premio Oscar come miglior attrice protagonista), uniti in una alchimia magica. L’interpretazione del piccolo Jacob Tremblay è perfetta: il bambino si cala perfettamente nella parte del piccolo Jack, che scopre un mondo tutto nuovo nel momento in cui tutti gli altri hanno già familiarità con le strade, le persone, gli animali, le macchine, le foglie degli alberi. Jack invece non sa niente, vive il trauma ma lo salva una delle più straordinarie abilità umane: la capacità di adattarsi al cambiamento che la sua giovane età gli concede, quella che viene meno alla madre.

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Room rimane diviso in due parti: la prima racconta la vita noiosa e ripetitiva ma comunque serena di Jack e Joy (Ma), con il tempo che viene scandito dalle loro abitudini quotidiane, dalle storie che si possono raccontare, in una stanza che dà un senso di claustrofobia anche allo spettatore. I corpi quasi appiccicati, la fantasia che viene limitata, controllata e condizionata. Di contro, nella seconda parte, ci sono il coraggio di Jack e le seconde possibilità, un percorso verso la guarigione e la capacità di riuscire a far rimarginare anche le ferite più gravi. Tuttavia il film appare un po sbilanciato nelle due parti: tanto è rigorosa e pulita la prima, quella della prigionia, tanto è lenta e ridondante la seconda.

Elogio del rapporto d’amore più bello che possa esistere, in un mondo reale o artefatto, in uno spazio infinito o minuscolo: quello tra madre e figlio, Lenny Abrahamson riesce a  raccontare una storia drammatica con eleganza e con semplicità, tutto senza fronzoli e senza mai eccedere, senza puntare il dito, donando ai suoi personaggi una grande dignità e una potente forza. Se Ma cerca di fare il possibile per salvare il figlio nella ristrettezza della stanza, sarà Jack a dimostrarsi ancora più coraggioso nel mondo fuori dalla stanza, forte dei suoi cinque anni, della sua ingenuità e sua voglia di sognare.

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Forte degli interpreti, della fermezza delle scelte registiche e dei toni che non scadono mai nel patetico, Room è un film dal forte impatto emotivo che riesce a coinvolgere lo spettatore e a trascinarlo di forza nella stanza con i protagonisti per vivere il loro mondo, i loro pensieri, le loro difficoltà e la loro bellezza, traendo linfa vitale dai temi forti che contraddistinguono la vicenda che va a raccontare e dal rapporto straordinario, simbiotico di questa madre e di questo figlio che vi strapperanno più di qualche lacrima.

 

About Federica Rizzo

Campana doc, si laurea in Scienze delle Comunicazioni all'Università degli Studi di Salerno. Web & Social Media Marketer, appassionata di cinema, serie tv e tv, entra a far parte della famiglia DarumaView l'anno scorso e ancora resiste. Internauta curiosa e disperata, giocatrice di Pallavolo in pensione, spera sempre di fare con passione ciò che ama e di amare follemente ciò che fa.

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