Immaginate di subire un torto, un torto impossibile da dimenticare, di quelli che fanno venire verde la bile e fanno desiderare, ogni giorno che si passa sulla terra, di vendicarsi del responsabile della terribile ingiustizia. Poi immaginate di trovarvi 70 anni più tardi e per un fortuito (o sfortunato) caso di avere la possibilità di compiere quella vendetta, la stessa che avete bramato ardentemente nei precedenti 25.200 giorni. Che cosa fareste? Avrebbe ancora senso vendicarsi, essendo sia voi e sia la persona responsabile del sopruso ottuagenari con demenza senile e senza più molte forze? E se il torto subito non fosse un semplice torto bensì lo sterminio della vostra famiglia da parte di un gerarca nazista durante l’internamento ad Auschwitz, le cose cambierebbero?
Domande sparse e questioni irrisolte, incastrate nelle maglie di una Memoria fatta a pezzi e poi ricomposta a formare un collage imperfetto, un puzzle di vetri distorti, in cui ogni pezzo riflette se stesso senza la possibilità di vedere l’insieme, il disegno globale. Atom Egoyan con il suo “Remember” costruisce un action movie impossibile, in cui i protagonisti sono ottantenni malconci, con problemi psichici o motori, che stringono pistole, rivangano il passato, eseguono ordini, e che cercano di riportare senso in un mondo sempre più smembrato. Di quel passato agghiacciante e glorioso, di quei soldati con baionette in mano e svastiche sul braccio, di quei rastrellamenti fatti di dolore, fughe e sparatorie ormai non restano altro che delle schegge impazzite, tracce sempre più invisibili, destinate a scomparire e a essere portate via dallo scorrere del tempo. Perché una volta che questi ultimi baluardi spariranno, dei tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale non resteranno altro che tracce magnetiche e digitali: niente più “materiale umano”, del quale forse siamo una delle ultime generazioni a poterne usufruire. Egoyan sembra essere conscio di questo e cerca di portare sullo schermo proprio questi ultimi brandelli di umanità, raccontando le conseguenze trascinate negli anni, gli echi del dolore – che giorno dopo giorno si è stratificato diventando altro, qualcosa di diverso e difficile da catalogare – piuttosto che il resoconto dei drammatici fatti fin troppo ben conosciuti.
La vendetta che si cerca di consumare nel film non è soltanto servita proverbialmente fredda, ma viene ricucinata, rimpastata, fino a diventare altro: forse un atto di giustizia, una forma di compensazione del bene nei confronti del male. Ma dopo tutte le decadi trascorse, dopo tutto il sangue versato,dopo i processi fatti, dopo tutti i libri scritti, dopo tutte le menzogne, le mistificazioni e le testimonianze raccontate, possiamo ancora essere sicuri di quello che veramente è accaduto 70 anni fa, o forse l’impianto retorico si è fuso così tanto la Storia da renderla più un luogo letterario che reale? Cosa sappiamo realmente e cosa invece pensiamo di sapere?
“Remember”, utilizzando come metafora la demenza senile del protagonista (un immenso Christopher Plummer), cerca di insinuare il dubbio nello spettatore, prendendolo per mano nelle indagini, ma lasciandolo solo nelle conseguenze di quest’ultime, quando i piani si confondono e tutto diventa di un grigio torbido che fa saltare le poche certezze che si credevano di avere salde. Perché la distinzione tra vittima e carnefice a volte non è così netta, ed Egoyan cerca di metterci in guardia su questo punto: sembra dirci che è sbagliato patteggiare per qualcuno senza conoscerlo fino in fondo, e senza porsi il beneficio del dubbio delle sue azioni. Sangue chiama sangue, dolore chiama dolore e stiamo punto e a capo a contare morti, a parlare di perdono e di pietà, a trovare un senso a drammi che sembrano non avere mai una conclusione…
“Remember” alla fine della fiera è un thriller atipico e bellissimo, con una struttura solida e con una sceneggiatura impeccabile, recitato in maniera divina , con una regia attenta e al servizio della storia; un vero e proprio incrocio tra “Memento” in versione senile e “Il maratoneta” senza le corse. In un filone spesso uguale a se stesso “Rembember” appare un film intelligente ma d’intrattenimento che tratta la Memoria in maniera originale e porta lo spettatore a ad emozionarsi dubitando del proprio sguardo e delle proprie certezze.