Basato sull’omonima pellicola del 1991, che ha ispirato intere generazioni, sceneggiato da W. Peter Iliff con Keanu Reeves e Patrick Swayze, il nuovo Point Break, più che come un remake, si presenta ispirato dai temi e dai presupposti della pellicola originale ma prova a spingere la storia oltre i limiti fisici, grazie ad un livello tecnico ed effetti speciali che sarebbe stato impossibile raggiungere venticinque anni fa.
Come nel film di 25 anni fa, Point Break ha come asse portante la relazione tra i due protagonisti: il novello agente dell’FBI, Johnny Utah, alle prese con i demoni del passato e alla ricerca del suo posto nel mondo e la sua sfuggente preda Bodhi, una forza della natura, pieno di carisma e con un piano insolito e folle. Bodhi, che incarna l’anti-eroe, mosso da motivi filosofici: ridare alla Madre Terra quello che le è stato trafugato, non si ferma davanti a nulla per riuscire nella propria impresa, compiendo crimini sempre più efferati. Tra Bodhi e Utah nasce un forte legame di amicizia che, durante le spericolate acrobazie, offusca il binomio agente dell’FBI e criminale. Interessante l’invenzione delle Otto prove di Ozaki (prove estreme con le quali raggiungere l’illuminazione), espediente per allargare il cerchio e poter includere nel film incredibili esibizioni di motocross, paracadutismo, volo in wingsuit, free climbing e surf per la felicità degli appassionati e la meraviglia degli spettatori poco affini agli sport estremi.
Il lavoro minuzioso per proporre al pubblico scene vere, adrenaliniche e stupefacenti, non ha dato spazio, però, a un buon sviluppo della trama, piena di contraddizioni e buchi, e dei dialoghi, che diventano una catena di affermazioni pseudo filosofiche poco credibili, più che momenti di scambio di vedute fra i due protagonisti. Sembra quasi che si sia voluto “sfruttare” il titolo Point Break e non rifare un film che restituisse almeno in parte l’ideologia dell’originale.
Questo nuovo Point Break, prova a raccontarci di un viaggio spirituale, della natura e dell’avvicinarsi alla sua vera essenza in netto contrasto con le evoluzioni da Youtube e le nuove tecnologie, ma che, a parte le evoluzioni da Youtube e i finanziamenti degli sponsor, ha ben poco da dire. E quel poco di interessante che dice l’aveva già detto meglio il film della Bigelow 25 anni fa.