Arriva al cinema “Pericle il Nero” il nuovo film di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio, presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un certain regard.
Il Noir è un genere ben specifico, e come tale si muove all’interno di territori ben codificati popolati da immagini, personaggi, atmosfere, topoi e situazioni fissi e ricorrenti, che possono essere usati in modo creativo e sovvertiti solo conoscendoli bene. Le regole sono fatte per essere trasgredite, e il regista Stefano Mordini (Acciaio; Provincia Meccanica) sembra aver trasformato questa frase in un mantra, che lo ha guidato durante l’intero arco delle riprese di Pericle il Nero, la sua ultima fatica cinematografica interpretata da Riccardo Scamarcio e prodotta dalla sua Buena Onda. L’attore pugliese rimane affascinato dal progetto tempo fa, dopo aver letto il romanzo omonimo scritto da Giuseppe Ferrandino che doveva trasformarsi in un film già nel 1993, prima che il progetto fosse archiviato definitivamente.
In una prima fase al timone di regia doveva esserci Abel Ferrara, sostituito in seguito da Mordini, che ha coscienziosamente scelto (insieme alle sceneggiatrici del film) di spostare la narrazione dalla Napoli di Ferrandino alla grigia Bruxelles e alla piovosa Liegi dei fratelli Dardenne, set ideale per le vicende esistenzialiste dell’anima scura di Pericle, un tirapugni della mala detto “Il Nero”, che nella vita “fa il culo alla gente” (ipse dixit) per conto di Don Luigi, un boss della camorra infiltrata in Belgio tra gli immigrati italiani. Durante una spedizione punitiva per conto del boss (e che prevede l’intimidazione di un prete) Pericle commette un grave errore, condannandosi a morte certa e alla fuga. Un uomo da solo contro tutti, contro la sua stessa famiglia che adesso lo vuole morto: necessaria è la fuga in Francia, a Calais, dove incontra una donna misteriosa – Anastasia – che gestisce una Boulangerie e offre all’uomo la possibilità di poter vivere una nuova esistenza. Ma il passato torna a bussare alla sua porta, costringendolo ad affrontare la situazione definitivamente.
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Mordini sfrutta al meglio gli assi cartesiani del noir, utilizzando i topoi stilistici (e tecnici) del genere ma adattandoli ad uno stile personale ed autoriale: le inquadrature strette, la fotografia sgranata, i primi – e primissimi – piani si armonizzano alla perfezione con il paesaggio esterno e con le inquietudini dell’anima nera di Pericle, che non ama le parole ma che finiamo per conoscere proprio attraverso i suoi pensieri, il suo flusso ininterrotto e costante di pensieri: un joyciano fiume in piena che permette allo spettatore di decostruire la propria idea del tirapugni, sorpassando i propri preconcetti riguardo al giudizio etico nei confronti di un uomo affiliato al malaffare.
Pericle il Nero è, in sintesi, un noir dell’anima, una discesa lenta ed inesorabile nel maelstrom di un’anima inquieta, che si agita – sospesa – tra l’oscurità della notte, la monotonia dell’asfalto, della propria esistenza, il grigiore plumbeo dei palazzi e del paesaggio circostante, fino ad incontrare una svolta umana verso un’improvvisa consapevolezza che lo possa far evolvere da uno stato ferino ad una condizione più umana, reintegrandosi in società. È una pellicola sulla solitudine e sulle solitudini che si incontrano, prima ancora che sugli affari sporchi di piccoli gangster in trasferta.
Commento Finale - 75%
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Pericle il Nero
Pericle il Nero è, in sintesi, un noir dell’anima, una discesa lenta ed inesorabile nel maelstrom di un’anima inquieta, che si agita – sospesa – tra l’oscurità della notte, la monotonia dell’asfalto, della propria esistenza, il grigiore plumbeo dei palazzi e del paesaggio circostante, fino ad incontrare una svolta umana verso un’improvvisa consapevolezza che lo possa far evolvere da uno stato ferino ad una condizione più umana, reintegrandosi in società. È un film sulla solitudine e sulle solitudini che si incontrano, prima ancora che sugli affari sporchi di piccoli gangster in trasferta.