Completando un’ideale trilogia formata da “Colpo gobbo a Milano” e “In questo mondo di ladri”, Non si ruba a casa dei ladri è una commedia all’italiana tra le più vanziniane degli ultimi anni. Risultando enormemente attuale, il film fa sorridere con battute argute e dirette, volte ad evidenziare un sistema corrotto in maniera leggera.
Sessantaquattresima opera dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, ormai un’istituzione del cinema italiano e ultimi baluardi della commedia all’italiana, Non si ruba a casa dei ladri racconta la riscossa di un cittadino onesto, Antonio (Vincenzo Salemme), che si vendica di Simone (Massimo Ghini), un intrallazzatore disonesto. Antonio inizialmente vorrebbe denunciarlo, ma poi, conoscendo l’Italia, un paese nel quale l’iter della giustizia è lunghissimo e spesso incerto, decide di vendicarsi in un’altra maniera: sceglierà di rubare a casa del ladro dopo aver scoperto la posizione dei suoi risparmi illeciti, una banca svizzera. Per l’impresa, Antonio mette in piedi una banda di non professionisti con un solo fattore comune: essere stati truffati dalla politica corrotta.
“Da uno spunto drammatico si può fare una commedia e questa lezione me l’hanno insegnata Age e Scarpelli. Il film racconta la vicenda di un uomo che cade in rovina a causa di cose più grandi di lui”. E’ così che Carlo Vanzina presenta la sua ultima commedia, Non si ruba a casa dei ladri, che vede un ritorno ad un modo di fare commedia tipica proprio dei due fratelli romani che di questo genere hanno fatto il loro marchio di fabbrica. Il film riesce a raccontare un momento topico della società italiana e si fa gioco di un meccanismo nel quale il protagonista (Salemme) è prima vittima, poi carnefice. E’ interessante inoltre notare che in questo caso scompaiano i luoghi comuni tipici dei personaggi napoletani come Antonio e si sposti il fulcro della corruzione e dei ladri da Napoli a Roma.
Sferzate interessanti sono ravvisabili nel convitto dei volgari arricchiti in casa Santoro, che dimostrano come i Vanzina ancora riescono a dipingere bene, e con perfetti toni da commedia, una parte della società italiana. Rende, inoltre, estremamente bene Maurizio Mattioli che da il suo meglio nei cambi di dialetto e in un monologo su Roma, in cui elogia la sua città ma, in contrasto con ciò che ha appena detto, esprime il desiderio di andare in Portogallo una volta afferrato il malloppo.
Travestimenti, inganni tipici dei film di truffa, battute ben studiate e ironia tutta italiana sono le caratteristiche che fanno di Non si ruba a casa dei ladri, una tra le commedie più riuscite e ben congegnate del passato recente dei fratelli Vanzina. Risultando enormemente attuale, il film fa sorridere con battute argute e dirette e riesce a toccare un tema molto meno banale del solito: la corruzione dilagante in una città come Roma.
Commento finale - 63%
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Non si ruba a casa dei ladri
Completando un'ideale trilogia formata da "Colpo gobbo a Milano" e "In questo mondo di ladri", Non si ruba a casa dei ladri è una commedia all'italiana tra le più vanziniane degli ultimi anni. Travestimenti, inganni tipici dei film di truffa, battute ben studiate e ironia tutta italiana sono le caratteristiche che fanno di questa commedia una tra le più riuscite e ben congegnate del passato recente dei fratelli Vanzina. Risultando enormemente attuale, il film fa sorridere con battute argute e dirette, volte ad evidenziare un sistema corrotto in maniera leggera.