Dal regista di Benvenuti al Sud e un Boss in Salotto, arriva questa settimana al cinema la nuova commedia di Luca Miniero, Non c’è più religione, che ci racconta in chiave ironica, attraverso il tema dell’integrazione religiosa e razziale, i cambiamenti a livello etnico e culturale che l’Italia deve affrontare.
Dopo aver esplorato conflitti e contraddizioni tra Nord e Sud nei precedenti film Un boss in salotto, La scuola più bella del mondo, oltre naturalmente ai fortunatissimi Benvenuti al sud e Benvenuti al nord, Luca Miniero, con Non c’è più religione, prova ad alzare il tiro soffermandosi su argomenti quali l’integrazione culturale e religiosa e la diminuzione del tasso di natalità in Italia. Portobuio, piccola isola del Mediterraneo, dove tutti si conoscono e si preparano all’evento dell’anno: il presepe vivente per celebrare il Natale. C’è però un problema, da anni nel paesino di mare non si fanno bambini e quindi non si ha chi interpreta Gesù. Per risolvere il problema il sindaco interpretato da Claudio Bisio si rivolge ad una comunità musulmana guidata da Bilal (Alessandro Gassmann) con la quale contratterà per aver il proprio figurante nel presepe.
Puntando lo sguardo su quella periferia geografica lontana dai grandi centri della politica, utilizzata per esplorare, e smontare, pregiudizi e luoghi comuni attraverso lo sguardo di una piccola comunità, Non c’è più religione cerca, come spesso accade nei film di Miniero, di conciliare gli opposti, di rappresentare i conflitti più basilari della nostra società, mettendo a confronto due comunità: cristiani e musulmani, diffidenti tra di loro, ma ovviamente non così diversi.
L’equilibrismo tra la fiaba e l’analisi sociale inciampa qualche volta nella scrittura che non riesce a donare profondità a fatti e personaggi, crollando miseramente nella pantomima, nella farsa rassicurante. Ogni tipo di complessità è inghiottito dai crateri di sceneggiatura che risucchiano gli spunti più interessanti rilasciando solo una trama spezzettata e frammentata.
Un lama al posto del bue, un Gesù musulmano e un ramadan cristiano, una chiesa divisa in due e una madonna buddista. E’ questo il momento più divertente ed autentico della commedia di Miniero che purtroppo, nonostante dei momenti esilaranti, va perdendosi per la troppa carne al fuoco che fa fatica a gestire.
Pur partendo da uno spunto sociologicamente interessante, Non c’è più religione si perde molto presto in un’accozzaglia di cliché e fiacchi luoghi comuni. Una commedia che ironizza in modo lieve sulle contraddizioni della nostra società, con un occhio sul realismo e l’attualità e un’altro, strizzato, per arruffianarsi anche il pubblico che vuole semplicemente farsi una sana risata.
Commento finale - 60%
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Non c'è più religione
Dopo aver esplorato conflitti e contraddizioni tra Nord e Sud nei suoi precedenti film come Benvenuti al Sud e la Scuola più bella del mondo, Luca Miniero, con Non c'è più religione, prova ad alzare il tiro soffermandosi su argomenti quali l’integrazione culturale e religiosa e la diminuzione del tasso di natalità in Italia. Pur partendo da uno spunto sociologicamente interessante, Non c'è più religione si perde molto presto in un’accozzaglia di cliché e fiacchi luoghi comuni. Una commedia che ironizza in modo lieve sulle contraddizioni della nostra società, con un occhio sul realismo e l'attualità e un'altro strizzato per arruffianarsi anche il pubblico che vuole semplicemente farsi una sana risata.