Nick Cave – One More Time With Feeling: il dolore per una perdita inconsolabile passa anche attraverso la metabolizzazione del lutto tramite l’unica cosa che si sa fare meglio: per ognuno sarà qualcosa di diverso, ma per Nick Cave è senza dubbio la musica, come dimostra questo documentario.
Il regista Andrew Dominik sceglie di solcare acque profonde addentrandosi nel cuore oscuro della morte del figlio di Cave, Arthur, mentre la riflessione si mescola con il processo creativo – travagliato e complesso – dell’ultimo lavoro del musicista, l’album Skeleton Tree. Nick Cave – One More Time With Feeling è il documentario (già presentato durante la scorsa edizione del Festival di Venezia 73 e in esclusiva Nexo Digital solo il 27 e il 28 Settembre) nel quale Dominik cerca di sfruttare al meglio il genio eclettico dell’artista australiano, la sua impotenza di fronte ad un dolore troppo recente e lacerante (la morte del figlio adolescente Arthur, gettatosi da una scogliera lo scorso Luglio dopo aver assunto LSD), le potenzialità stupefacenti del 3D e la tortuosità della registrazione, in studio, del suo ultimo album, nato nel periodo più oscuro per Cave e che porta, con sé, quel bagaglio ricchissimo di sperimentazione, dolore ed ermetismo.
Lontano dalla struttura narrativa che aveva contrassegnato i precedenti lavori del musicista, stavolta è l’ombra della scomparsa a far saltare completamente qualunque legame logico – sintattico con la realtà stessa; per più della metà del tempo, lo spettatore è invitato dal regista a sbirciare – insieme a lui e al suo “occhio meccanico” – il dietro le quinte di un capolavoro: con Cave si assiste alla creazione, al pensiero che diventa parola, poi musica, infine performance; Dominik e il musicista discutono, la voce profonda di Cave interpreta (come Voice Over) i suoi testi e, proprio come un novello poeta maledetto vicino a Rimbaud, Verlaine o Baudelaire, si abbandona a riflessioni profonde sui concetti stessi di Vita, Morte, Memoria e Musica.
In Nick Cave – One More Time With Feeling, il regista utilizza sapientemente una macchina da presa 3D per restituire, allo spettatore, l’ebbrezza dell’esperienza completa “da concerto” pur restando comodamente seduti nel cinema più vicino a casa; oltretutto, sceglie di non mostrare un concerto (il trucco da prestigiatore finito e perfetto) bensì i segreti del trucco, quei retroscena che portano alla nascita di un capolavoro ma che, di solito, si preferisce non raccontare. Il film/documentario (pop e atipico) non è solo un prodotto audiovisivo destinato ai fan di Nick Cave and the Bad Seeds (che impazziranno per questo sentito omaggio al genio dell’eclettico uomo di spettacolo), ma è un prodotto per tutti quelli che vogliono assistere al racconto umano di una vita e della Vita stessa, tutti coloro che, pazientemente, sono pronti ad assistere in silenzio ai pensieri increduli di un uomo – e di una famiglia – che ancora non trova le parole esatte per metabolizzare l’inconsolabile perdita di un figlio (il dramma più grande per un genitore), ma che nel loro smarrito silenzio trovano la forza di reagire – e di colmare la mancanza/distanza – trasformando il dolore in carburante per la creatività.
Commento Finale - 80%
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In Nick Cave – One More Time With Feelings Andrew Dominik utilizza sapientemente una macchina da presa 3D per restituire, allo spettatore, l’ebbrezza dell’esperienza completa “da concerto” pur restando comodamente seduti nel cinema più vicino a casa; Il docufilm (pop e atipico) non è solo un prodotto audiovisivo destinato ai fan di Nick Cave and the Bad Seeds ma è destinato a tutti coloro che vogliono assistere al racconto umano di una vita e della Vita stessa; tutti coloro che, pazientemente, sono pronti ad assistere in silenzio ai pensieri increduli di un uomo – e di una famiglia – che ancora non trova le parole esatte per metabolizzare l’inconsolabile perdita di un figlio, ma che nel loro smarrito silenzio trovano la forza di reagire trasformando il dolore in carburante per la creatività.