Black comedy made in Italy, Il Ministro racconta in modo cinico e ironico una storia di ordinaria corruzione della nostra Italia tra scandali, tangenti, arrivismo, sotterfugi e messe in scena.
A distanza di due anni dal suo debutto con Stalker, Giorgio Amato torna sui nostri schermi, nel doppio ruolo di regista e sceneggiatore, con una black commedy, Il Ministro, in cui riesce a catturare la bassezza dell’animo umano, intrappolato in scandali, corruzione e tangenti. Metti una sera a cena una coppia borghese sull’orlo della bancarotta, un ministro corrotto, una ballerina di burlesque, un ragazzo del popolo e una cameriera extracomunitaria, ed ecco servita come portata principale una serata graffiante in cui non mancheranno colpi di scena e rivelazioni inattese.
Ambientato in unica location, l’appartamento dell’imprenditore Lucci (Gianmarco Tognazzi) e di sua moglie Rita (Alessia Barela), sostenuto da un buon ritmo narrativo molto teatrale e girato quasi tutto in piano sequenza, Il Ministro è un opera scritta molto bene che con estrema ironia e cinismo racconta come l’attuale sete di potere che domina le nostre vite ci porti a compiere gesti che sono immorali e non umani.
Partendo da questo assunto, il regista Giorgio Amato ci porta nella quotidianità di una famiglia borghese che lotta per sopravvivere e per non perdere i privilegi sociali raggiunti con tanta fatica. I personaggi ci vengono presentati in modo molto lucido, evidenziandone lacune e debolezze, perché siano esempi del degrado della società italiana contemporanea. La lotta tra carnivori e vegani che nasce in casa Lucci si estende in una carneficina che non risparmia niente e nessuno, nemmeno quei pochi personaggi che sembrano nascondere una parvenza di umanità.
Eppure il tono de Il Ministro è sempre ironico, leggero, pungente, simbolo di un cinema che vuole graffiare senza ferire veramente. Il taglio resta profondo come lo sono la crudeltà di Giardi, la disumanità di Franco e le fragilità di Rita, personaggi resi impeccabili dai bravi Cerlino, Tognazzi e Barela. A stupire sono però i volti meno conosciuti del film: la misteriosa e conturbante Zhen di Jun Ichikawa e la drammatica e intensa Esmeralda di Ira Fronten, due attrici che con le loro straordinarie performance danno al film una marcia in più.
La buona scrittura, il saper tratteggiare personaggi “negativi”, pieni di debolezze e il ritmo narrativo sostenuto che niente lascia al caso, rendono Il Ministro una pellicola molto interessante. Sicuramente una sorpresa in questa primavera cinematografica.
Commento finale - 70%
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Esilarante black comedy dai ritmi quasi teatrali, Il Ministro utilizza l'escamotage della cena, per mettere insieme commensali molto diversi tra loro: una coppia borghese sull'orlo della bancarotta, un ministro corrotto, una ballerina di burlesque e un ragazzo del popolo, e per servire come portata principale un'ironica e graffiante serata. La sceneggiatura ben scritta e di classe riesce a conferire alla pellicola dinamicità riuscendo a raccontare lucidamente, anche grazie alle ottime interpretazioni, corruzione e crudeltà della nostra società.