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Il Medico di Campagna – Recensione – Un film di Thomas Lilti

Debutta il 22 Dicembre nelle sale italiane “Il Medico di Campagna”, film francese diretto dal regista Thomas Lilti che sceglie, volontariamente, di mettere al servizio della settima arte la propria esperienza in ambito medico – sanitario: dopo aver esercitato –in tempi non sospetti – come internista ha deciso di “appendere il camice al chiodo” cercando di trasmettere il proprio impegno, la passione, la conoscenza, la consapevolezza, l’impegno civile preso nei confronti dei malati (ma, prima ancora, delle persone) maturati nel corso degli anni attraverso delle piccole, grandi, storie raccontate sul grande schermo attraverso la macchina da presa, come aveva già dimostrato a partire dal suo lungometraggio di debutto, Hippocrate, fino al questa sua ultima fatica che vede protagonista il François Cluzet già acclamata star di Quasi Amici.

Quella raccontata da Thomas Lilti in “Il Medico di Campagna” è una storia bigger than life: nelle rurali campagne del nord della Francia il medico Jean – Pierre Werner cerca di portare conforto e sostegno non solo ai malati ma all’intera comunità, che lo vede come una sorta di totem sciamanico al quale “aggrapparsi” in ogni momento di sconforto o per ogni impegnativa scelta da compiere. La sua vita è scandita dai ritmi forsennati del lavoro e delle visite, a domicilio e in ambulatorio, almeno finché una brutta notizia non arriva per squarciare la sua serenità come un tuono nella notte: gli viene diagnosticato un tumore al cervello, inoperabile. Potrà salvarsi solo con le cure giuste e una buona dose di riposo, per questo motivo un suo amico medico gli propone una sostituta, e la scelta ricade su Nathalie Delezia: metropolitana ex – infermiera che ha da poco terminato gli studi in medicina, si ritroverà catapultata in una realtà che non conosce, che all’inizio fatica ad accettarla e nella quale Jean – Pierre non ha assolutamente voglia di accompagnarla, per paura di perdere il proprio ruolo. Ovviamente per loro sarà l’inizio di una difficile convivenza professionale ed umana che dovranno sfruttare per imparare a conoscersi e per guadagnare, ogni giorno sempre di più, la fiducia di ogni membro della comunità.

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“Il Medico di Campagna” lascia addosso quella sensazione di malinconica felicità mista a triste ottimismo tipica della musica americana dal blues alle infinite sfumature del jazz; proprio come l’Hallelujah di Leonard Cohen innalzata durante la scena che immortala una tipica festa country – folk oppure come la voce struggente e roca di Nina Simona che intona Wild is The Wind, mentre accompagna Nathalie e Jean – Pierre durante uno dei loro lunghi viaggi in auto, il film segue l’onda ritmica di una malinconica ballata blues pur catapultando lo spettatore nella Francia rurale del nord, plumbea e verdeggiante, ma ricca di echi e suggestioni del delta del Mississippi che passano attraverso scelte musicali ben precise, suggestioni, inquadrature, scelte stilistiche e gusto specifico; il risultato finale, prima che essere una parabola educativa sul rapporto che dovrebbe intercorrere tra medico e paziente, “Il Medico di Campagna” è un anomalo road movie dell’animo e degli animi, che si snoda tra le dedaliche stradine di campagna alla ricerca di quei fili sottili che legano i rapporti tra le persone e ne svelano l’umanità nascosta.

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Jean – Pierre è proprio come dovrebbe essere un buon medico, un medico onesto, un uomo che ha scelto di sacrificare la propria vita alla medicina sposando la causa degli altri (non a caso, è divorziato): il suo granitico e ferreo integralismo su alcuni principi viene scalfito lentamente, passo dopo passo, dal personaggio di Nathalie, che riesce a conferire alla vita dell’uomo una crepa d’ossigeno nella camera oscura del proprio animo nel quale si è rinchiuso; nessuno sviluppo nei rapporti umani che intercorrono tra i personaggi è prevedibile nel film, ogni evento è lasciato in balia della Vita e delle capricciose scelte del Fato, con la conseguente riflessione che solo la forza, la caparbietà, la determinazione ma soprattutto l’umanità possono – in qualche modo – alterare il corso degli eventi, modificandoli.

Regia: Thomas Lilti Con: François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps, Guy Faucher Anno: 2016 Durata: 102 Min. Paese: Francia Distribuzione: Bim Distribuzione
Debutta il 22 Dicembre nelle sale italiane "Il Medico di Campagna", film francese diretto dal regista Thomas Lilti che sceglie, volontariamente, di mettere al servizio della settima arte la propria esperienza in ambito medico – sanitario: dopo aver esercitato –in tempi non sospetti – come internista ha deciso di “appendere il camice al chiodo” cercando di trasmettere il proprio impegno, la passione, la conoscenza, la consapevolezza, l’impegno civile preso nei confronti dei malati (ma, prima ancora, delle persone) maturati nel corso degli anni attraverso delle piccole, grandi, storie raccontate sul grande schermo attraverso la macchina da presa, come aveva già…
Commento Finale - 75%

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Il Medico di Campagna lascia addosso quella sensazione di malinconica felicità mista a triste ottimismo tipica della musica americana dal blues alle infinite sfumature del jazz; il risultato finale, prima che essere una parabola educativa sul rapporto che dovrebbe intercorrere tra medico e paziente, è un anomalo road movie dell’animo e degli animi, che si snoda tra le dedaliche stradine di campagna alla ricerca di quei fili sottili che legano i rapporti tra le persone e ne svelano l’umanità nascosta. Nessuno sviluppo nei rapporti umani che intercorrono tra i personaggi è prevedibile nel film, ogni evento è lasciato in balia della Vita e delle capricciose scelte del Fato, con la conseguente riflessione che solo la forza, la caparbietà, la determinazione ma soprattutto l’umanità possono – in qualche modo – alterare il corso degli eventi, modificandoli.

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About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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